“Sarò il primo allenatore nero in serie A. Seedorf permettendo”
Bobo Scandroglio ha vissuto l'esperienza televisiva a Campioni, il reality sul calcio in onda qualche anno fa su Italia 1. L'ex calciatore del Cervia è il protagonista della rubrica "Figli di un gol minore" di questa settimana
Un lungo viaggio tra i professionisti con tanti trasferimenti, l’esperienza di “Campioni”, il reality di Italia Uno con allenatore Ciccio Graziani, e poi il ritorno nelle serie minori, fino ad affrontare la prima esperienza come allenatore, proprio nel luogo da cui è partito. Ibrahima – per tutti “Bobo” – Scandroglio ha deciso di appendere le scarpette al chiodo a soli 33 anni e iniziare a fare l’allenatore, senza porsi limiti.Partiamo dall’inizio. Come ha iniziato a giocare a calcio?
«Sono arrivato in Italia a sei anni dalla Costa d’Avorio. A Buscate ho iniziato a calciare i primi palloni. Ho giocato nel Varese, partendo dagli Allievi e esordendo in prima squadra con mister Roselli nell’anno della promozione dalla C2 alla C1 con Possanzini, Gheller e Gorini. Ho anche esordito in serie A con la maglia dell’Empoli, giocando una partita, a San Siro contro il Milan, la mia squadra del cuore. Ho girato tanto in quella che ora è la Lega Pro e dopo Teramo ho affrontato l’avventura televisiva».
Cosa l’ha convinta a provare con “Campioni”?«Era una prospettiva che mi attirava e così ho fatto prima il provino a Milano, poi a Milano Marittima e ho fatto una buona impressione, tanto da convincerli a prendermi nel Cervia».
Come è stato essere protagonista di un reality?
«Mi sono divertito molto. Ho trovato tanti amici e credo di essere cresciuto sia come persona, sia come calciatore».
Ha ancora contatti con i compagni del Cervia?
«Certo, soprattutto con Giuffrida ed Alfieri. Ogni anni ci ritroviamo a Milano Marittima per una cena e per parlare di quello che facciamo ora, chi tra lavoro e calcio, chi tra figli e famiglia».
Quali sono i migliori ricordi di quell’esperienza?
«Mi impressionava sempre molto quando giocavamo amichevoli contro formazioni di serie A o B e i tifosi venivano a vedere noi e non si filavano i calciatori professionisti. Mi ricordo una partita con il Milan a Monza con tantissimi fan che anziché andare a chiedere gli autografi a Kakà e compagni venivano da noi. Impressionante».
Dopo “Campioni” cosa ha fatto?«Ho giocato prima in serie D, vicino a Fano, poi mi sono avvicinato a casa giocando in Eccellenza e Promozione, che ho vinto con il Marnate (nella foto)».
E ora è allenatore. Come è stato il passaggio?
«Mi sono sempre sentito un po’ mister, anche da calciatore. L’anno scorso ho fatto la seconda categoria qui a Buscate (foto sotto da pedaletricolore.it) e quest’estate mi hanno chiesto se volevo prendere il posto in panchina e non mi sono tirato indietro. Posso dire di aver chiuso il cerchio: sono partito da qui come calciatore, qui ho smesso e da qui spero di partire con la carriera da mister».
Il campionato come sta andando?
«Abbastanza bene. Abbiamo un’ottima rosa per la categoria e puntiamo a vincere, anche se adesso siamo secondi a sette punti dalla prima. È un periodo poco fortunato, ma ci riprenderemo presto e vogliamo raggiungere la vetta e il campionato è ancora lungo».
Di allenatori ne ha avuti tanti in carriera, a chi si ispira?«Per me il ruolo di tecnico deve essere prima di tutto quello di psicologo e motivatore. Ho imparato molto da mister Gatti, quando eravamo assieme a Marnate abbiamo fatto molto bene. Non a caso ora è all’Inveruno e in serie D sta facendo ottime cose».
E il sogno qual è?
«Come chiedere ad un bambino che inizia a giocare a calcio dove vuole arrivare: ovviamente la serie A è in cima a tutti i desideri. Per ora ho fatto richiesta per fare il corso Uefa B e prendere il patentino da allenatore, ma non è facile far coincidere gli impegni. Spero di poter essere il primo allenatore nero in serie A, Seedorf permettendo ovviamente… La mia è una battuta, ma spero davvero di poter arrivare ad alti livelli».
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