Il sindaco: “Nessun bambino rom morirà di freddo a Legnano”
Alberto Centinaio risponde alle tante polemiche che sta suscitando la decisione di posizionare alcuni container nella vecchia piazzola di raccolta rifiuti di via Oberdan: "Un ricovero per donne e bambini"
«Non voglio che sotto la mia amministrazione un bambino rom muoia per il freddo com’è già accaduto tempo fa». Sono le parole forti e convinte dette dal sindaco di Legnano Alberto Centinaio in risposta alla protesta dei cittadini di via Oberdan che avevano mostrato striscioni anti-Rom davanti a palazzo Malinverni nei giorni scorsi, per contestare la decisione di piazzare alcuni container per l’emergenza freddo all’interno della vecchia piazzola dei rifiuti. In quei container, secondo l’intento dell’amministrazione, avrebbero dovuto trovare riparo mamme e bambini nomadi della città di Legnano. Il sindaco ha risposto in occasione della serata organizzata dalla parrocchia Santa Teresa in occasione dei 10 anni della mensa dei poveri. (foto: Legnanonews)
«Sono sconfortato – ha affermato Centinaio -. Non vi nascondo l’amarezza per gli ultimi accadimenti.
L’amministrazione avave anche lanciato un Patto di sicurezza e coesione sociale per trovare una via, nuova e più rispettosa, all’integrazione che ha avuto alcuni risultati positivi ma non ha sanato la frattura tra la comunità Rom e una parte di cittadini legnanesi che si ritrova ad essere vittima di furti oltre che del degrado: «Stiamo agendo sia per dare risposte alle esigenze di tutti i cittadini, sia nel tutelare i diritti umani dei Rom. Abbiamo agito cercando di capire e conoscere la presenza rom intervenendo a vari livelli ossia con il contrasto alle presenze abusive ma dando loro segnali diversi rispetto al passato; gli sgomberi fini a se stessi hanno dimostrato di non risolvere il problema e talvolta hanno creato una violazione dei diritti umani. Noi abbiamo messo in atto un approccio diverso: continueremo le azioni per il ripristino della legalità e proseguiremo con gli sgomberi, ma non forzati, nel rispetto delle direttive nazionali e internazionali per tutelare i diritti umani, dando soluzioni alternative quali scolarizzazione e inserimenti lavorativi. Ed è questo un processo al quale deve partecipare tutta la comunità».
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