Il “Ragno” di Malnate conquista il gigante Egger
Matteo Della Bordella, insieme a Luca Schiera, ha scalato l'inviolata parete ovest della Torre, in Patagonia. Era il terzo tentativo per la spedizione dello storico club lecchese
È arrivato la sera del 3 marzo, il messaggio tanto atteso: «A tutti i nostri amici e a tutti gli appassionati. Matteo Della Bordella e Luca Schiera hanno raggiunto la tenda un’ora fa – si legge nel post messo sulla pagina Facebook dei Ragni di Lecco – Venerdi sera avevano conquistato il colle Giongo-De Donà uscendo, per primi nella storia dell’alpinismo, dalla parete Ovest della Torre Egger, ieri la cima. La discesa è stata lunga e i due sono devastati. Ma felici come noi. E hanno voluto il telefono del "Berna", Matteo Bernasconi, perchè la via è anche sua. Tre anni di dedizione, tenacia e avventura. I particolari nei prossimi giorni».
La prima partenza risale al 25 dicembre del 2011 da Linate: arrivati in Patagonia c’è giusto il tempo di fare le ultime spese, assoldare 8 portatori e si inizia subito a faticare per allestire il campo base. Pur con gli inconvenienti meteorologici, il “Berna” (Bernasconi) e il “Teo” (Della Bordella), riescono a partire, superano il ghiacciaio, salgono i primi 250 metri di zoccolo, scalano 100 metri su roccia-misto sul V°-VI° grado, poi un nevaio sui 60° di pendenza, fino a raggiungere la base della parete. Riescono anche a salire i primi tre tiri della via e a mettere le corde fisse. Qualche giorno dopo riescono a salire altri cinque tiri, prima che il famigerato maltempo patagonico li costringa a una ritirata in "doppia". Passano altri giorni, divisi tra le (teoriche) buone condizioni meteo delle previsioni e le assolutamente tremende (e pratiche) sfuriate del maltempo che imperversa per giorni: la parete è coperta di ghiaccio, si rimanda all’anno successivo.
Nel 2012 i due partono effettivamente, il 13 dicembre, direzione Calafate, da qui ad El-Chalten, dove ricomincia l’avventura. Dopo giorni passati a rosicchiare metri importanti alla parete e a lottare contro il maltempo, i Ragni riescono ad arrivare all’ultimo tiro prima di uscire dalla parete: «Il fantomatico "incidente" ci ha messo a dura prova – ricorda Bernasconi – Teo parte per il tiro, il chiodo a lama corto che aveva già precedentemente caricato esce, il friend 0,5 (parliamo di attrezzi meccanici utilizzati come mezzi di assicurazione e/o progressione durante l’ascensione) per il forte strappo esce dalla sede, Teo si trova 3m sotto di me e io sputo sangue dalla bocca. Cadendo, Teo mi ha fatto perdere la telecamera da casco e sbattere violentemente la bocca su un fittone da ghiaccio (bastone incavo da infilare nella neve come metodo di assicurazione) che si trovava all’interno del saccone (zaino), ma fortunatamente lo 0,3 camalot (attrezzo uguale al friend ma costruito da una azienda differente) regge il colpo e non ci fa cadere dalla parete, siamo appesi su quel che resta della sosta sopra un tetto di 5 metri, a soli 20 metri dal colle. Rimaniamo appesi in due nel vuoto su un unico friend. Lo 0.3 è diventato il nostro idolo da allora!».TAG ARTICOLO
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