Ci vorrà del tempo, ma anche la Scuola diventerà digitale
Metodi educativi più vicini ai nativi digitali: sono questi gli obiettivi della formazione che 150 docenti hanno intrapreso. Abbracciare il cambiamento per rimanere al passo
Ci vorrà tempo, occorreranno energie e, soprattutto, dovrà migliorare la connettività: ma quello è il futuro.
Anche il mondo della scuola diventa sempre più consapevole che occorre un cambiamento: le tecnologie, la digitalizzazione stanno cambiando il mondo e il luogo di formazione per eccellenza non può rimanere indietro.
Nell’aula magna dell’Università dell’Insubria gli “animatori digitali” degli istituti scolastici varesini hanno partecipato al seminario dedicato all’ “edudesign”. Un pomeriggio per tirare le somme ma anche per promuovere un discorso che è certamente agli inizi ma comincia a farsi strada e a “contaminare”.
Si trattava del momento conclusivo di un percorso avviato dal Polo formativo digitale prima con “Generazione Web” per proseguire con la formazione di “educational designer” in grado di ridisegnare il proprio intervento metodologico, coinvolgere e motivare gli studenti attraverso canali di comunicazione tipici dei nativi digitali, condurre la classe alla produzione di materiali di senso rispetto agli ambiti disciplinari: «È un ingegnere didattico che opera all’interno di modelli metodologici rovesciati, come la flipped classroom, fortemente contestualizzati, che adotta strategie di problem solving e di challange based learning, alimenta dinamiche di apprendimento fra pari. Un edu designer produce e fa produrre materiali multimediali ai propri discenti. Concretizza, cioè, gli step di apprendimento nella costruzione di artefatti digitiali, frutto di sintesi, rielaborazione e metabolizzazione da parte degli studenti» spiega Cristina Bralia, referente del Polo di formazione digitale Ponti di Gallarate.
In un anno, dalla presentazione del progetto, sono stati 150 gli iscritti ai corsi e, di questi, 40 sono gli insegnanti che hanno completato il percorso formativo “edudesigner“e sono pronti a entrerà in classe con novità educative: « Ciascuno di loro ha scelto la formazione più adatta alla propria caratteristica – ha spiegato la referente – dopo l’iniziale corso metodologico uguale e obbligatorio per tutti, ciascuno ha optato per proposte differenti. Il loro percorso si è svolto in tre tappe fondamentali: formazione, produzione e comunità. Perché è la creazione delle piccole comunità in cui si collabora, si scambiano materiali e informazioni a dare la vera forza di questo albero digitale che cresce a velocità differenti, con curvature differenti a seconda delle differenti sensibilità».
Tante le proposte tra cui scegliere: dallo storytelling (fumetto, video, fotografie, eduteinment …), al cloud, alle brochure sfogliabili, dai cartelloni digitali, all’ infografica, ai video, agli e-book .
«Un cammino partito anche prima delle indicazioni ministeriali legate alla creazione dell’animatore digitale ma che si pone perfettamente in linea con le competenze richieste: problem soling, innovazione, creatività, curiosità, flessibilità e competenze tecnologiche» spiega la professoressa Bralia.
Soddisfatta dei risultati ottenuti dal Polo la dirigente dell’Isis Ponti che ne è capofila, Anna Scaltritti: « C’è molto entusiasmo e ho visto dei lavori veramente pregevoli a tutti i livelli. È chiaro che siamo solo all’inizio del cammino e che ci sono ostacoli difficili da superare, ma la strada è tracciata. Tra i problemi più pressanti per le scuole c’è sicuramente quello della connettività: parliamo di reti dai costi improponibili per i bilanci delle scuole costi di attivazione ma anche canoni di servizio».
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