Il giorno in cui iniziò Tangentopoli, un quarto di secolo fa
Era un lunedì sera, i carabinieri arrestarono il socialista Mario Chiesa mentre ritirava una busta con la tangente. L'inizio di una stagione irrisolta della storia italiana
È passato un quarto di secolo. Venticinque anni fa, il 17 febbraio 1992, scattavano le manette ai polsi di Mario Chiesa, presidente del Pio Alberto Trivulzio, arrestato in flagranza di reato, con una busta contenente la tangente per una fornitura: era l’inizio di Tangentopoli.
(foto: l’articolo del Corriere della Sera del 18 febbraio)
Si aprì con un singolo arresto, ma si trasformò nel giro di pochi mesi in una valanga giudiziaria, che già nell’autunno vide numerosi arresti, l’emergente ruolo dei magistrati del pool di Gerardo D’Ambrosio, Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo ed episodi altamente drammatici come il suicidio del socialista Sergio Moroni. E fin da quell’anno la vicenda giudiziaria s’intrecciò con la rivoluzione politica destinata a travolgere i partiti di massa della Prima Repubblica: se già il Pci aveva cambiato pelle con la trasformazione in Pds (e la scissione di Rifondazione), le elezioni del ’92 sancirono anche i primi exploit della Lega Nord (capace di sfondare nella metà occidentale di Lombardia), le manovre dell’MSI per superare il cordone della pregiudiziale antifascista, il successo al Sud di un fenomeno anomalo come La Rete, che univa antimafia e movimentismo. Era ancora nulla, di fronte a quel che attendeva l’Italia negli anni successivi: il celebre discorso di Craxi (che Craxi ammise di aver ricevuto finanziamenti illeciti, ma disse che il comportamento era condiviso da tutti i partiti), la sera del lancio delle monetine davanti all’hotel Raphael, il processo Enimont e il suicidio di Raul Gardini, il disfacimento di DC e PSI, l’ascesa politica di Silvio Berlusconi e l’emergere di Forza Italia alle elezioni del ’94.
Tangentopoli toccò anche Varese, l’ultima parola giudiziaria si ebbe nel 2002 (qui). Ma nei rivolgimenti della politica, Tangentopoli sancì anche un ruolo di primo piano per la città giardino, con il legame per vent’anni indissolubile con la Lega.
Un lustro di rivolgimenti che hanno lasciato un’eredità irrisolta, con l’apertura dello scontro tra “giustizialisti” e “garantisti” che ha lacerato e attraversato gli schieramenti – il centrosinistra e il centrodestra – formatisi con il passaggio al maggioritario. E una rivoluzione mai stata rivoluzione, passata solo per la via giudiziaria, senza risolvere i nodi e costruire anticorpi nella società italiana (lo dice, ad esempio, anche un condannato di allora, Sergio Cusani). Lo stesso termine di Tangentopoli – a un certo punto – divenne quasi un luogo comune, in cui gli scandali definiti sui giornali con il suffisso -poli sono diventati diffusi e frequenti.
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