Il segreto del packaging? Migliaia di chilometri di colori 4.0

Una nuova rotativa a otto colori, undici dipendenti perlopiù under 35, e un obiettivo: innovare il packaging, e trasformarlo in vero e proprio biglietto da visita dei brand. Ma chi lo sa, davvero, come nascono le pellicole che troviamo in ogni supermercato su ogni prodotto che acquistiamo? Ce lo spiegano Angelo e Roberta Pierobon della Alba Srl di Arcisate

Alba srl

Alla Alba srl di Angelo e Roberta Pierobon, nella zona industriale di Arcisate, si fa tanta strada. La rotativa a otto colori da Industria 4.0, acquistata nel 2017 (collaudata nel mese di ottobre, andrà a regime nei prossimi mesi; per ora si sta prendendo confidenza con la tecnologia spinta della programmazione con touch screen), ogni giorno stampa 250 metri al minuto di film flessibile. Al giorno, sessanta chilometri: la stessa distanza che separa Varese da Milano. In un mese, si arriva comodamente a Roma.

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E proprio dal Centro Italia e dal Nord dello Stivale arriva l’approvvigionamento di film in polietilene, polipropilene (nella versione Cast o Bot) e poliestere (le sottofamiglie sono numerose) comunemente definito “plastica”. Un mercato inesauribile che «dagli anni Novanta in poi – dice Angelo – ha vissuto un’accelerazione e uno sviluppo sia nella ricerca dei materiali che nel loro utilizzo». Perché ovunque si vada – tra gli scaffali dei supermercati è sotto gli occhi di tutti – questo tipo di packaging avvolge bicchieri e posate, indumenti, biglietti di auguri, alimentari, bottiglie, oggetti per la casa, peltrini per le sedie, particolari per le calzature.

STAMPA SU BOBINE
Una specializzazione, quella della stampa su bobine, che trova posto all’interno di altre specializzazioni «perché proprio in questo settore, come accade in altri – prosegue Roberta – non si può essere generalisti e il frazionamento delle diverse fasi di produzione ha preso il sopravvento». L’acquisto della rotativa 4.0 nasce da questa esigenza: essere più veloci, aumentare la produzione, abbattere i costi. Ma soprattutto raggiungere nuovi clienti. E quando gira al massimo, l’effetto è impressionante: l’epoca delle macchine è questa.

IN AZIENDA UN POOL DI GIOVANI
Come nasce un film stampato? Banalmente, dall’acquisto della materia prima. Che non è semplice, perché tutto parte (e mai finisce) seguendo le richieste del cliente: tipologia del film, misura, spessore, resistenza. E poi compostabile o meno, carta, tessuto-non-tessuto (Tnt). Qui alla Alba la precisione, la cura del dettaglio, l’assenza di sbavature guidano il lavoro dei collaboratori: tutti giovani.

La stampa è un procedimento tanto complesso, lungo nella sua preparazione, quanto affascinante: potrebbe bastare un’ora; potrebbero servirne tre. Perché è il cliché – la matrice – utilizzato per la riproduzione di scritte e immagini, fornite dal cliente, a fare la vera differenza. Tutto prende il via dal concept grafico inviato all’Alba, dalla ingegnerizzazione dell’impianto stampa e poi dalla trasformazione del soggetto nel cliché. Che nel campo del film flessibile si chiama “fotopolimero”. A seconda dei colori desiderati, sei o otto (in quadricromia o “a pantone”), ci saranno altrettante matrici. Su ciascuna verrà depositato un colore, fino a ottenere il disegno complessivo, e solo dopo si potrà andare in stampa. Passaggio sensibile, questo, perché «nell’era dell’immagine – proseguono i titolari – un prodotto si acquista prima con gli occhi». E qui sulle rotative (un’altra risale alla fine degli anni Novanta e utilizza “solo” sei colori), il colpo d’occhio è impagabile. Soprattutto con commesse che vanno da un minimo di 5 ad un massimo di 50 chilometri di film.

SACCHETTI DI PLASTICA DE LUX
Una volta fissato con adesivo il cliché alla manica (cilindri di diverse dimensioni), si centrano attraverso computer i punti sensibili del disegno e poi si monta sulla rotativa. Si è pronti per partire: il 95% della produzione dell’Alba resta in Italia, mentre il 5% «è un residuale dedicato all’export: Francia e Svizzera». Completano il servizio una taglierina (che risale al 2007) e alcune saldatrici acquistate tra gli anni Ottanta e il 2004. Perché qui ad Arcisate, oltre a produrre film in bobine neutre o colorate, si procede anche ai sacchetti finiti con banda rinforzata con euroforo («il costo di questo prodotto – prosegue Angelo – ha costi decisamente inferiori ai blister»), biadesivo removibile (o permanente) o cerniera a pressione. Tagliate le bobine in bobinette, per ottenere la dimensione (prevalentemente piccola o media) dei sacchetti, il prodotto è pronto per essere confezionato e spedito. In sacchetti di plastica.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Dicembre 2017
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