Senza stipendio e cassa integrazione. I lavoratori della Brusa sospesi in un limbo
Dopo la richiesta di fallimento da parte della proprietà, i lavoratori attendono la nomina del curatore. Per il momento non possono accedere agli ammortizzatori sociali
«Siamo in un limbo. Qualcuno ci deve licenziare per accedere agli ammortizzatori sociali e per poter trovare un altro lavoro». Ciò che stanno vivendo Fabrizio Battaglion e gli altri 22 dipendenti della Brusa srl di Varese è un po’ un paradosso. Dopo che la proprietà a novembre ha chiuso i battenti e portato i libri in tribunale per chiedere il fallimento, i lavoratori non solo non hanno ricevuto l’ultimo stipendio ma non possono nemmeno cercarsi un altro lavoro. «Qualche collega – dice Battaglion – aveva trovato una nuova occupazione ma finché non viene dichiarato il fallimento e nominato un curatore non puo’ essere assunto da un’altra azienda».
Il rapporto di lavoro è dunque come sospeso e toccherà al curatore fallimentare esercitare le varie opzioni: decidere di subentrare nell’esercizio provvisorio, chiedere gli ammortizzatori sociali e procedere con i licenziamenti. «Qualcuno ha scelto di dimettersi – continua il lavoratore – con il timore però di perdere alcuni diritti maturati in tanti anni di lavoro».
La chiusura dell’azienda, avvenuta il 16 novembre scorso, è stata preceduta da un tentativo di concordato in continuità. «Si era parlato dell’interessamento di un’altra azienda per l’acquisizione – conclude Battaglion -. Noi ci abbiamo sperato, ma purtroppo è saltato tutto. Qui ci sono famiglie che hanno figli, mutui da pagare a cui si aggiunge la tristezza di un Natale senza stipendio. L’unica speranza è che a gennaio venga decretato il fallimento e nominato un curatore».
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