Varese “a tre cilindri”, Hollis è una zavorra

Okoye, Wells e Natali si caricano la Openjobmetis sulle spalle. Male i pivot, ma la palma del peggiore in campo va all'ala americana

Damian Hollis Pallacanestro Varese

AVRAMOVIC 5 – Bastano un paio di belle chiusure in contropiede e tanto agonismo per prendere un voto alto? No, non bastano: passo indietro per il giovane serbo che dalla media-lunga distanza non segna mai e che è colpevole di un paio di dormite totali in difesa, una anche nel supplementare. Sarà un caso, ma il plus/minus di Aleksa è -17. E sempre nell’overtime scarabocchia un’azione in solitaria che fa venire i brividi (e si conclude con un ferro dall’angolo).

PELLE 5 – Escludiamo categoricamente che Norvel Pelle, pur di professione cestista, sappia anche pallidamente chi sia stato Aza Nikolic. Ed è un peccato, perché il pivot riesce regolarmente a interpretare una delle frasi più famose del coach della Grande Ignis, quella della mucca che scalcia e rovescia il secchio del latte appena munto. Incredibile la dabbenaggine (vorremmo usare altri termini ma rischieremmo querela) con cui ha commesso quarto e soprattutto quinto fallo. Incredibile e dannosa, per Varese.

NATALI 7,5 – Se la Openjobmetis trova il modo di risalire la china dopo quel pessimo avvio lo deve in buona parte al “decimo uomo” Nicola Natali, che si aggrappa alla partita come se fosse la finale olimpica, cava dal cilindro ben tre bombe ma anche la rasoiata da centro area che rinvigorisce la rimonta del 40′. Spende tantissimo in difesa, e pazienza se qualche volta non tiene il primo passo dei rivali più rapidi.

OKOYE 8,5 (IL MIGLIORE) – All’inizio vorresti frustarlo, perché in mezzo a un paio di canestri ci mette dormite, ritardi, scelte confuse. Poi probabilmente beve qualche pozione magica: ripresa assurda, e forse si poteva andare da lui per cercare la bomba della vittoria al 40′. Anche nell’overtime inventa un paio di giocate pazzesche, purtroppo insufficienti. Ultimo baluardo: 29 punti, 15 rimbalzi, il 75% dal campo, 39 di valutazione e sulle statistiche manca almeno una stoppata clamorosa.

TAMBONE 5 – Bravo in supporto agli altri (3 assist), è utile per spostare Wells in guardia (mossa che guarda al futuro, se arriverà una cosiddetta “combo guard” per rimpiazzare Waller) ma in attacco è troppo inconsistente. Altro “zero su quattro” al tiro, di questo passo le difese lo battezzeranno in maniera sistematica.

CAIN 5 – Non basta quel tap-in d’oro che è valsa la parità a quota 82 alla fine dei regolamentari. Il vero Cain sarebbe servito fin da subito sia in attacco, sia in difesa; invece il pivot è stato a lungo sculacciato da Lalanne che ha sfoderato tutto il proprio repertorio offensivo e ha fatto accendere le lucine dei falli accanto al nome del lungo di Varese. Solido nel finale, ma lo aspettavamo prima.

FERRERO 5,5 – Nello sciagurato inizio c’è anche un suo rigore fallito da sotto canestro, tanto che Caja per un po’ gli preferisce (udite! Udite!) Hollis. Nella ripresa offre maggiore solidità, cerca di tornare protagonista, ma è proprio una sua tripla fallita nel cuore dell’overtime a spegnere le ultime speranze. Poi ne segna un’altra, ma non è la stessa cosa.

WELLS 8 – Bella notizia: il 22 biancorosso, forse ferito nell’orgoglio (la società gli vuole affiancare un esterno che faccia anche il play), forse spronato da un battibecco con Caja alla vigilia, sfodera una prestazione da leader vero. Lasciamo da parte le 5 palle perse: Cameron segna tanto (25), tira bene e soprattutto si prende parecchie responsabilità. Al di là delle cifre di Okoye, questa è la miglior novità della serata.

HOLLIS 4 (IL PEGGIORE) – Abbiamo provato a prenderne le parti quando, a Reggio Emilia soprattutto, ci era sembrato “maltrattato” dalle scelte di Caja. Ma dopo la prova di Brindisi la posizione di Hollis diventa completamente indifendibile. Undici minuti di nulla, e quando si è fatto notare è stato per una gomitata ridicola e inutile sul volto del giovane Donzelli (che, per inciso, lo stava marcando bene) da cui è scaturito un sacrosanto fallo antisportivo. Poi felpa, posto in fondo alla panchina, sguardo spento. Inutile tenerlo così, è una zavorra per la squadra.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 03 Gennaio 2018
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