Scontro sull’Aquarius, i profughi andranno in Spagna con navi italiane
A bordo 629 persone, tra le quali ci sono 123 minori non accompagnati, 11 bimbi e 7 donne incinte. La nave è stata ferma per ore a 35 miglia nautiche dall’Italia e 27 da Malta
La Aquarius ha passato un altra notte ferma tra Italia e Malta ma i naufraghi a bordo andranno in Spagna con navi italiane. E’ stato il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ad annunciarlo, spiegando che in giornata avverrà il trasbordo su due navi della Marina e della Guardia Costiera di 500 persone mentre le altre rimarranno a bordo della Aquarius e insieme si dirigeranno verso Valencia. La nave nel frattempo ha ricevuto rifornimenti sia dall’Italia che da Malta.
Dopo un pomeriggio ad alta tensione, in attesa di comunicazioni ufficiali sull’assegnazione del porto sicuro in cui poter sbarcare le 629 persone salvate nel Mediterraneo, la nave è rimasta ferma perchè “non ci sono le condizioni di sicurezza per raggiungere Valencia”, hanno spiegato gli operatori delle Ong a bordo, SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere
A bordo della Aquarius crescono comunque paura e preoccupazioni per quello che sta accadendo. Uno dei migranti ha tentato di buttarsi dal ponte della nave pensando che sarebbe stato riportato in Libia. Intanto, ci sono 800 persone a bordo della nave Diciotti della Marina militare italiana che dovrebbero arrivare oggi al porto di Catania.
La notizia che il “porto sicuro” è quello di Valencia è stata confermata anche dagli operatori a bordo di Aquarius
#Aquarius ha ricevuto conferma: il porto sicuro è #Valencia. I rifornimenti sono a bordo.
I team sono sollevati che si inizi a trovare una soluzione sebbene il risultato sia un prolungamento del tempo in mare non necessario per i naufraghi e una riduzione dei mezzi di soccorso. pic.twitter.com/ZK4Is59AhV
— SOS MEDITERRANEE ITA (@SOSMedItalia) 12 giugno 2018
Una notizia che comunque non smorza le polemiche dal momento che per raggiungere la Spagna nave Aquarius dovrà lasciare la zona in cui opera per salvare vite umane
#aquarius Questo piano comporterebbe altri 4 giorni di viaggio in mare per persone già esauste. Opzione migliore sarebbe quella di sbarcare le persone nel #portosicuro più vicino, per essere trasferite in #Spagna o altri paesi sicuri per ulteriori cure mediche e procedure legali. pic.twitter.com/2cCzxQwPAK
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 12 giugno 2018
Nel pomeriggio di ieri una breve dichiarazione del nuovo Premier spagnolo, Pedro Sanchez, aveva fatto sperare in una soluzione – “L’Aquarius venga da noi, potrà attraccare a Valencia” – per risolvere il braccio di ferro tra Italia e Malta che da domenica si scontrano sul destino di nave Aquarius e delle 629 persone a bordo (tra cui 123 minori non accompagnati, 11 bimbi e 7 donne incinte).
E così dopo quasi 48 ore ferma in mezzo al mare, a 35 miglia nautiche dall’Italia e 27 da Malta, la nave è al momento bloccata.
IL CASO
Il caso Aquarius è scoppiato domenica 11 giugno mentre la nave stava già facendo rotta verso la Sicilia su indicazione del Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, in una lettera firmata dal Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e da quello delle infrastrutture, Danilo Toninelli, si chiedeva a Malta di far approdare a La Valletta, annunciando contemporaneamente che i porti italiani sarebbero stati chiusi per la nave.
Una richiesta che il governo dell’isola ha respinto al mittente, spiegando ai media locali che “il governo di Malta non è né l’autorità che coordina né ha competenza sul caso“. La posizione è stata poi ribadita via twitter dal premier maltese Joseph Muscat che si è detto preoccupato per una decisione che “va in modo evidente contro le regole internazionali”.
We are concerned at #Italy authorities’ directions given to #Acquarius on high seas. They manifestly go against international rules, and risk creating a dangerous situation for all those involved -JM
— Joseph Muscat (@JosephMuscat_JM) 10 giugno 2018
Una situazione che non si è sbloccata neanche in serata, quando il premier italiano Giuseppe Conte ha chiamato il suo omologo maltese cercando una soluzione per la nave che ha a bordo personale di Sos Mediterranee e di Medici Senza Frontiere. Una telefonata che non ha portato a nulla e che quindi ha spinto il primo ministro a decidere di inviare due motovedette con a bordo personale medico.
Nel frattempo i toni dello scontro sono saliti. Da un lato il ministro dell’Interno Salvini sui social ha lanciato l’hashtag #chiudiamoiporti a cui decine di associazioni hanno risposto con un altro, #umanitàaperta. Sempre su twitter Medici Senza Frontiere ha sottolineato che “la priorità deve essere la sicurezza e il benessere delle persone a bordo”
#Aquarius #MSF teme che ancora una volta la politica degli Stati Europei sia posta al di sopra della vite delle persone. La priorità deve essere la sicurezza e il benessere delle persone a bordo. pic.twitter.com/AglfpMigHX
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 10 giugno 2018
Anche l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati è sceso in campo, chiedendo di trovare una rapida soluzione che non metta ulteriormente a rischio la vita di persone che hanno rischiato l’affogamento nel mediterraneo
Stati e attori coinvolti trovino soluzioni rapide che consentano ai migranti e rifugiati dell #Aquarius di essere sbarcati in modo sicuro e rapido. Il rallentamento delle operazioni mette a rischio la salute di centinaia di persone con urgente bisogno di assistenza. pic.twitter.com/Y6HuIEMvII
— UNHCR Italia (@UNHCRItalia) 10 giugno 2018
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Bene.
Se è vero che noi italiani siamo brutti xenofobi razzisti mentre il resto degli europei sono aperti solidali e valorizzatori delle risorse africane, hanno adesso l’occasione per sgomitarsi e fare a gara per accogliere la Aquarius in casa loro, dimostrando di essere migliori di noi, che per UNA volta abbiamo detto NO all’ennesimo sbarcopilotato dalle ONG.
Sicuramente a quest’ora 3, 4 o 25 stati europei si saranno già fatti avanti per accogliere a braccia aperte la Aquarius.
O no?
La proposta d’accoglienza da parte della Spagna (così come della Francia) dovrebbe rientrare nella normalità, nella logica di redistribuzione dei migranti in Europa, che fino ad oggi non è esistita. Mi auguro che non rimanga un episodio isolato e che viceversa possa segnare un punto di svolta fondamentale per un’equa assegnazione di questi disperati nell’ambito dell’Unione europea. L’Italia non può più sopportare l’onere di una simile situazione! Facciamoci rispettare, Malta in primis!
Salvini deve solo ringraziare la Spagna guidata da una persona a lui opposta, la sua partita giocata sulla pelle di 629 sventurati avrebbe avuto esiti diversi e forse drammatici se in Spagna non fossero arrivati al governo i socialisti.
La strategia dovrebbe essere quella di frenare le partenze dalla Libia e lavorare nei Paesi d’origine dei flussi, ma di questo il Ministro della Propaganda non si sta curando (tant’è che le partenze sono ricominciate).
Che pena.
Bravo Sanchez?
Non facciamoci prendere in giro: è solo pubblicità per nascondere il reale comportamento della Spagna.
In Spagna il “fenomeno epocale” dei migranti non esiste, le ONG non ci vanno, i gommoni neppure, eppure le coste sono vicinissime all’Africa. Il perché è semplicissimo: nei punti più sensibili dei confini gli Spagnoli hanno reagito con filo spinato e fucilate. L’esempio pare sia bastato.