Non è vero che non si vogliono le case popolari

Rifondazione comunista torna sulla questione delle case popolari all'ex macello con alcune precisazioni

Riceviamo e pubblichiamo

Vorremmo portare alcune riflessioni in merito all’articolo di Del Frate "11 miliardi inutilizzati da ALER"

 

In merito alle case popolari o di edilizia convenzionata o di edilizia residenziale pubblica siamo intervenuti più volte sia in Consiglio Comunale che a mezzo stampa. Dopo la questione ex Macello civico di Belforte si insiste nello scrivere che non si vogliono le case popolari e questo è riduttivo e impreciso rispetto ragionamenti più complessi che la questione richiede. Non si tratta di non volere le case popolari ma di stabilire come e dove realizzarle. E’ assodato ormai, in tutta Europa, che costruire enormi palazzoni (stile anni 60) da destinare all’edilizia economico popolare è operazione da non ripetersi per i risvolti negativi che tali interventi hanno prodotto: ghettizzazione, emarginazione, quartieri dormitorio, ecc, ecc. Nella nostra ricca città, a differenza di altre realtà, è possibile rispondere al fabbisogno-casa senza consumare nuovo territorio e con mini interventi di recupero edilizio (10/15 appartamenti. Esempio Area ex Cagna) in tutti i quartieri compreso il Centro Storico, dove tra l’altro il Comune ha uno stabile di sua proprietà che potrebbe rispondere al caso. Così facendo si inserirebbero i nuclei dell’edilizia sovvenzionata in tutti gli strati sociali della città ed in palazzine di buona qualità architettonica. Ricordo anche che a Varese ci sono circa 3000 appartamenti sfitti e 600 mila metri cubi di aree dismesse e quindi si tratta di volontà politico-amministrativa con idee e dati precisi, che questa giunta non ha o non vuole avere, per affrontare positivamente il problema. Nel nuovo P.R.G. voluto e votato dalla Lega-Nord non si sono volutamente individuate aree per l’edilizia economico popolare, affermando che per tali interventi le zone "C" avrebbero dato queste risposte. Abbiamo sempre e soltanto noi di Rifondazione comunista affermato che le zone "C" rispondono soltanto a logiche di mercato privato per la loro difficoltà di intervento urbanistico. Ora i fatti dimostrano la validità della nostra posizione, ma purtroppo questo ha privato la città di un’analisi seria per rispondere alla richiesta di edilizia economico popolare. Sono ormai dieci anni che la Lega-Nord governa Varese ed in tutti questi anni non ha acquistato un solo alloggio, anzi ha provato addirittura ad alienarlo, per fortuna senza riuscirci. Superfluo dire che non ha nemmeno recuperato gli immobili propri e ironia o dramma non assegnato nemmeno tutti gli appartamenti a disposizione. Tante sono le azioni che un’amministrazione potrebbe fare per favorire anche la locazione da parte dei privati a nuclei con basso reddito, altri comuni hanno affrontato il problema con buoni risultati: agenzia comunale per la locazione, incentivi tramite la riduzione I.C.I., ecc, ecc.

Come si può vedere la questione-casa è complessa, ma a Varese non è mai stata affrontata seriamente sia rispetto la domanda, sia per la tipologia sociale della richiesta e questo non ha fatto altro che portare il problema all’emergenza. Non è un caso che chi cerca casa lo faccia nei paesi limitrofi dove gli affitti sono più abbordabili, soprattutto le giovani coppie, i single, gli stranieri, con il risultato che Varese invecchia sempre più e diminuisce demograficamente.

Carlo Scardeoni – Emanuele Forma

Rifondazione comunista

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Pubblicato il 11 Gennaio 2001
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