“Bienvenuti nel Hotel Genova” Nella casa degli anarchici bloccati
Sono asserragliati da alcuni giorni al centro della cittadina svizzera. Svizzeri, tedeschi e russi antiglobal raccontano le loro ragioni
Dopo la mezzanotte gli anarchici tedeschi non sembrano poi così duri, con le loro birre in mano. Quando, alle 0.15, arriva un ragazzo con lo zaino, pensa che sia l’ostello della gioventù. Gli spiegano che sono gli anti-gobal respinti. Per lui, tedesco, calzoni corti, sandali, non c’è problema. Si ferma per la notte. Sono trenta e sono asserragliati da sabato in una villetta abbandonata nel centro di Chiasso. La città é semideserta. Alla dogana sostano otto automezzi di polizia e carabinieri. Due ragazzi si avvicinano al gabbiotto delle guardie di frontiera svizzere, gli agenti scattano.
Parlano, poi i due ragazzi se ne vanno. Le guardie tornano indietro. Stanno con gli occhi aperti ma la guerra é un’altra cosa. Lo stesso gli italiani. Fanno numero, di fronte agli uffici. I duri, gli anarchici, sono esattamente a trecento metri in linea d’aria. Li trovi aggrappati a una villetta dietro il parchetto, a pochi metri da uno dei coffee shop più frequentati da comaschi, varesini e milanesi in trasferta. "Ciao boys" attacca il più allegro, maglietta rossa, cappello da scozzese con il pon-pon, bottiglia di birra perennemente in mano. Ha piazzato la sua amaca in giardino, legata ai balconi della vecchia casa. "The place for the night" dice, ridendo, poi si nasconde tra le erbacce altissime del grande giardino incustodito, alla ricerca della ritirata. I ragazzi sono divisi in tre gruppi. Una decina sostano davanti al cancello, altri fanno un fuoco nel giardino, un ultimo gruppo é all’interno. La nuova identità della villetta é annunciata da un asciugamano rosa che é divenuto l’insegna dell’alloggio. "Bienvenuto nel Hotel Genova" c’é scritto. L’hanno trovato nella casa e l’hanno subito utilizzato per comunicare. Il portavoce di questo strano gruppo improvvisato é un ragazzo italosvizzero di nome Salvatore, siciliano di sangue, ma nato e cresciuto a Basilea. Ha un curioso accento siculo-svizzero. Racconta l’assedio del treno come dell’episodio più bello della sua vita. "Ci stavano fregando – dice – volevano far scendere quattro di noi dalla coda del treno, allora ho preso il megafono e ho urlato come un pazzo ‘ecco le promesse dei potenti!’, poi é arrivato l’americano, quello lì che ora sta facendo il fuoco, mi ha preso il megafono e ha urlato ‘fuck fuck!’. Ci siamo sdraiati sui binari". Il resto l’abbiamo visto in televisione. Dopo aver tentato di passare la dogana sono tornati nel parchetto, hanno visto una casa diroccata e non c’hanno pensato due volte: occupata. In tre ore hanno pulito, spazzato, aperto le porte serrate. E’ la filosofia dello squat. Occupare, insediarsi, resistere. Londra e Berlino sono le capitali dell’anarchia squatter. Zurigo fa scuola oltre confine. Molti di loro vengono infatti da lì. Altri stanno arrivando. Il nucleo centrale degli anti-global di Chiasso é arrivato in bici. Le hanno piazzate tutte in una stanza al secondo piano. All’entrata invece hanno messo una lista di legno per l’Info-presse, con tutte le pagine dei quotidiani italiani e svizzeri. La luce l’hanno ricavata con candele. Al secondo piano hanno attaccato un trasformatore ottenuto grazie alla "solidarietà dei compagni". Dieci giovanissimi stanno in cerchio davanti alle candele, parlano in redesco e in inglese. A parte uno spilungone biondo, un po’ più stagionato degli altri, i ragazzi sono tutti giovanissimi. C’é un americano, gli zurighesi, altri svizzeri tedeschi, e poi due russi. "Sono due fidanzatini punk" spiega Salvatore. Intanto loro si abbracciano seduti sul marciapiede. "Abbiamo riservato una stanza tutta per loro". Nel volantino appeso fuori dal cancello hanno scritto "la salute pubblica é la prima cosa". Il volantino, tradotto in Italiano dice: "Siamo venuti dalla Germania in bici e ora ci ritroviamo qui a Chiasso. Il Ministro dell’Interno sabato 14.07.01 ha decretato che tre persone non possono passare e andare in Italia. Queste tre persone sono membri della comunità europea, bisogna chiedersi dunque se l’accordo di Schengen, che dà a tutti gli abitanti dell’Ue il diritto di muoversi liberamente senza restrizioni di frontiera e senza controlli doganali, sia una cosa seria (…) La risposta é tragica (…): viviamo in un sistema totalitario". Come le autorità abbiano deciso chi sta dentro e chi sta fuori é un mistero. Tra gli ambienti delle tute bianche raccontano che la stessa cosa accadde anche a Praga, quando un treno di centinaia di autonomi italiani venne fermato alla frontiera. Le autorità non accettavano il passaggio di alcuni di loro. Alla fine ci fu il negoziato, alcuni si fermarono, e, la leggenda che si racconta, é che un militante indesiderato sia stato infilato in un baule con i documenti di un altro per passare il confine. Così non accadrà a Chiasso. "Non trattiamo" spiega Salvatore, perchè se la "rivoluzione francese fosse stata interrotta da una trattativa saremmo ancora alla monarchia" dice. Questa sera alle 7 (mercoledì) manifesteranno ancora davanti alla dogana. Verranno a dar loro manforte i ragazzi del centro sociale Molino di Lugano. Le tute bianche non ci saranno, perché partono da Milano alle 18 per Genova. E’ probabile che resteranno qui fino a domenica i ragazzi tedeschi. Dicono di avere grande solidarietà dal vicinato, di aver dalla loro signore anziane che portano cibo, ragazzi che vengono a fare festa. Porteranno davanti alle guardie di frontiera due striscioni. Uno bianco: "Apriamo le frontiere" con la A di anarchia. Uno rosso con un messaggio antiglobalizzazione. Un’altro scritto in tedesco. E poi una piccola bandiera, di quelle che si attaccano alla bici, con una scritta un po’ più eloquente: "Capitalismo suca". |
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