Comitato immigrati, terremoto: «La vera solidarietà? Aprire le frontiere»
Il governo concede agli stranieri di poter fare ritorno nei paesi d'origuine fino al 14 febbraio. Troppo poco secondo il comitato che rivendica più diritti
Riceviamo e pubblichiamo
A 4 giorni dal maremoto nel sud est asiatico, che come noto ha colpito milioni di esseri umani distruggendo intere aree popolate, il Comitato Immigrati in Italia, coinvolto nel dolore, manifesta commosso la totale solidarietà con le famiglie trascinate in questa apocalittica tragedia.
A 4 giorni solo si hanno cifre approssimative: Si calcola che sono 5 milioni solo i profughi, 125 mila i morti accertati e oltre decine di migliaia i dispersi che confermano le dimensioni della catastrofe. Una catastrofe che, come rilevato l’altro ieri l’Organizzazione Mondiale della Sanità, potrebbe raddoppiarsi qualora gli aiuti umanitari non arrivassero in brevissimo tempo.
Milioni sono i cittadini che vivono nelle nazioni europee provenienti dai paesi coinvolti in questa tragedia, che a differenza dei cittadini dell’Unione Europea che si sono trovati coinvolti nella disgrazia, oltre le eccezioni, NON SONO TURISTI. Sono semplicemente “extracomunitari”.
Milioni che in Europea lavorano in ogni possibile settore generando reddito anche per i cittadini europei; lavoro che in molti casi, dal punto di vista dello sfruttamento, è assimilabile alla schiavitù settecentesca.
Molti di questi milioni di esseri umani sono cittadini dello Sri Lanka, Indonesia, Bangladesh, Thailandia, India, Maldive, Malesia, Filippine, Myanmar e persino della Somalia che, come tutti noi immigrati, non hanno gli stessi diritti in quanto la libertà di muoversi oltre frontiera. Noi non possiamo scegliere, o avere questo diritto, quando entrare e neppure quando uscire dal territorio dell’Unione. Un diritto che, come se fosse un fatto naturale, godono i cittadini italiani, francesi, spagnoli, tedeschi, olandesi inglesi, svizzeri, e tutti gli altri che compongono l’Europa, di poter scegliere quando e come entrare e uscire nei nostri paesi.
Il governo italiano, vista la dimensione della tragedia umana, CONCEDE ai soli cittadini residenti in Italia, originari dai paesi coinvolti nella sciagura e in possesso di regolare permesso di soggiorno anche in fase di rinnovo, che POSSONO USCIRE (concessione) dall’Italia, certamente in via “eccezionale”, per recarsi nei paesi d’origine con la condizione di far rientro non oltre il 15 febbraio venturo.
Il CII si chiede:
Fino a che punto può arrivare l’inumana legislazione italiana e l’insensibilità del governo nel condizionare ancora oggi le vite, ignorando ogni elementare gesto umanitario?
Fino a che punto i politici italiani e tutti coloro che hanno poteri decisionali in questo paese, restano a contemplare come se fosse uno spettacolo, tranne contatissime eccezioni, queste misure politiche che non fanno altro che rafforzare l’immenso dolore dei nostri fratelli e sorelle?
Fino a che punto, tutto ciò andrà avanti?
Non sarà l’ora, malgrado la pesante realtà che stiamo vivendo noi immigrati assieme a tutte le altre vittime del maremoto, di mettere fine a quest’altra permanente sciagura che sono le leggi repressive e di chiusura adottate dall’Unione Europea e soprattutto dall’Italia, che già hanno fatto migliaia di vittime, persino in mare e senza che ci sia stato lo tsunami?
Nel rispetto del dolore delle famiglie delle vittime il CII ritiene, ancora una volta, che sia un dovere assoluto aprire le frontiere sostituendo le politiche di repressione con quelle di condivisione tra tutti i popoli. Una politica di autentica solidarietà e di giustizia degna degli Stati evoluti.
Possiamo augurarci per il 2005 questa premessa?
Comitato Immigrati in Italia
sabalatino@libero.it
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