Tessile in crisi: si prova a far sistema per trovare risposte concrete
Fumata grigia dal tavolo di concertazione economica tenutosi in Provincia
Una crisi nera. Alla domanda che fare per il tessile hanno cercato di rispondere gli interlocutori del tavolo di concertazione economica. Entro la fine di febbraio verrà formalizzata la richiesta al ministero per la cassa integrazione anche alle piccole aziende sotto i 15 dipendenti.
Inoltre, è stata prevista l’istituzione e attivazione di un’unità permanente sul Settore Tessile che presidi un insieme di interventi di politica attiva del lavoro funzionali a sostenere i lavoratori interessati dai processi di crisi nonché a fornire risposte di politica industriale utili a esigenze di innovazione e di competitività del settore.
Queste le risposte dal tavolo di concertazione economica riunito venerdì mattina in Provincia (ACAI, API, CNA, CONFESERCENTI, CONFARTIGIANATO, UNIASCOM, UNIVA, FILTEA CGIL VARESE, FEMCA CISL VARESE, UIL, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA, UPA). Poco o tanto? Le risposte sono diverse a seconda degli interlocutori. Certo la notizia di un secondo accordo appena raggiunto a Vigevano che porterà interventi economici diretti da Roma di 15 milioni di euro per il settore calzaturiero non ha rasserenato gli animi.
Mauro Temperelli, segretario generale della Camera di Commercio nel suo intervento ha fatto notare come il numero delle aziende del Varesotto siano quattro volte maggiori a quelle della Lomellina.
Il sindacato, rappresentato da Antonio Ciraci per la Cgil, Gianluigi Restelli per la Cisl e Marco Molteni per la Uil, è favorevole alla richiesta di estensione degli ammortizzatori sociali, ma è preoccupato perché questi potrebbero rappresentare solo una boccata d’ossigeno. "La situazione si è già trascinata troppo a lungo e ora sta esplodendo. – Ha affermato Molteni – Vedo però una certa confusione di intenti sulla destinazione delle risorse: non vorrei che si cadesse in una situazione da "mercato delle vacche" dove chi urla di più ottiene di più. Questa situazione invece prevede scelte precise e senza contrapposizioni: cioè quelle di dare le risorse giuste alle aziende giuste, quelle che hanno una vera possibilità di rilancio".
Dal pianeta "artigiani" arrivano altre voci preoccupate. Ottolini, per l’Acai è il più diretto: "Ho l’impressione che non si avverta la gravità della situazione. Un po’ come il capitano del Titanic, che mentre affondava invitava la gente a ballare". Più positivi ancorché critici i suoi colleghi Mazzoleni per la Cna e Bergamaschi per l’associazione artigiani. "Tutte le iniziative che tendono a sostenere il settore del tessile sono buone – commenta Gianni Mazzoleni – l’unica perplessità è data dal fatto che affrontare questo problema territorio per territorio non sembra il modo migliore: problemi di questo genere andrebbero affrontati infatti in un’ottica complessiva". Bergamaschi rilancia. "E’ necessario proseguire con una forte sinergia tra gli attori del nostro territorio, affinché si attuino a livello internazionale e europeo tutti quegli interventi che permettono di traghettare le imprese del tessile al di fuori della crisi del settore. Occorre anche riflettere seriamente sulle modalità di erogazione di contributi da parte di Regione, stato e Comunità Europea: è difficile infatti anche moralmente giustificare il fatto che le imprese pronte a delocalizzare in toto la propria produzione in paesi terzi possano godere di tali benefici e agevolazioni".
Sul versante industriale, Univa invece non commenta: ha predisposto un personale pacchetto di iniziative, che verrà illustrato in una conferenza stampa indetta per lunedì 14 febbraio.
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