Gli islamici tornano a pregare in strada

C'è per le decisioni del Comune. Un professore dal Marocco: "Mai visto una cosa del genere, ma sono fiducioso, una soluzione verrà trovata"

Solita solfa a Gallarate, ma non c’è niente di normale. La comunità islamica della città dei due galli si è ritrovata per la consueta preghiera del venerdì davanti all’ex centro culturale di via Peschiera a Cedrate, chiuso anni fa da un’ordinanza del Comune: i fedeli, un centinaio circa, sono arrivati alla spicciolata. Auto, biciclette e motorini parcheggiati nelle vie limitrofe, tappeti posati per terra, scarpe abbandonate lì vicino. Alle spalle della struttura che una volta ospitava le preghiere, gli operai di un cantiere lavorano fino alle 12.30, poi si fermano e passano guardando curiosi i musulmani. Alcuni abitanti della zona accennano flebili lamentele, incassate senza troppe preoccupazioni dai due poliziotti locali presenti insieme a quattro agenti della Polizia di Stato. Tutto tranquillo, le preoccupazioni della vigilia si dissolvono nella veloce preghiera, tutta in arabo predica compresa: l’ordinanza che vietava le riunioni a scopo religioso sul suolo pubblico è scaduta con la fine del Ramadan, lo scorso 30 settembre. Domani, sabato 4 ottobre, si riunirà la maggioranza per decidere la linea da tenere per i venerdì che verranno: di certo il fatto che gli islamici si siano ritrovati dopo il mese di digiuno ancora per strada davanti al centro ormai chiuso da anni non farà piacere al sindaco Nicola Mucci e al resto dell’amministrazione comunale, ma un’alternativa per i fedeli di Allah al momento non sembra esserci, divieti o non divieti. 

Tra la folla in preghiera anche Said Maghnaoui, professore universitario marocchino in Italia per il Ramadan con il compito di educare alla corretta via dell’islam i fedeli. Maghnaoui ha girato il mondo, ha visto le realtà tedesche, spagnole, francesi, dell’est europeo e asiatiche, ma una situazione come quella gallaratese è anche per lui del tutto nuova: «Non mi era mai capitato di pregare per strada davanti ad una casa chiusa e sigillata – commenta -. Un musulmano, lo dice il Corano, è autorizzato a pregare dove si trova, ma sarebbe meglio per tutti se ci fosse una moschea: sono convinto che prima o poi, in un modo o nell’altro, si riesca a trovare una soluzione. La Costituzione italiana garantisce il diritto alla preghiera e ad un luogo di culto per tutte le religioni: la situazione cambierà, l’esperienza mi dice che anche l’amministrazione di questa città capirà e riuscirà ad andare incontro alle esigenze della comunità musulmana. In ogni luogo dove sono stato c’era una moschea e di problemi non mi pare di averne trovati molti». Un filo di speranza è rappresentato dall’iniziativa della parrocchia di Arnate che ha permesso di svolgere il Ramadan sotto un tendone sistemato in un terreno vicino all’oratorio: «Ringrazio don Adriano Colombo per il gesto di solidarietà – spiega Maghnaoui -. Ne parlerò in Marocco, di lui come di don Cesare di Mede, che ha concesso un terreno per la preghiera, una sorta di moschea all’interno dell’oratorio. Sono esempi da seguire, che favoriscono il dialogo e la tolleranza». Sul tetto dello stabile di via Peschiera la bandiera della pace sembra avere però capito tutto: è tutta sgualcita, ha perso i colori dell’arcobaleno e non sventola nemmeno più.

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Pubblicato il 03 Ottobre 2008
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