Le voci della scuola: “Abbasso la Gelmini”,”Preferisco studiare”

Studenti e docenti si sono ritrovati in piazza per manifestare. Uniti dalle critiche alla legge che riforma la scuola. Ma non tutti sono d'accordo

«Anche Varese si è mossa. Abbiamo voluto dimostrare che anche in questa città siamo arrabbiati e preoccupati» Pietro, uno degli organizzatori della manifestazione che ha visto ritrovarsi in piazza XX Settembre oltre 300 studenti, ha così sottolineato il successo di questa manifestazione, messa in piedi all’ultimo momento.

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«Vogliamo una scuola che sappia ascoltare i ragazzi, che sappia aiutarli a conoscere – commenta Diego del classico – Sembra che nessuno voglia ammettere che anche noi abbiamo una testa e una voce…».

Sono arrabbiati ma anche infreddoliti, sotto una pioggia che non concede tregua. Nessuno, però, pensa ad andarsene, a ripiegare su un bar o una paninoteca: « Questa non è una riforma. È un taglio di risorse bello e buono. Non esiste un piano di sviluppo. È semplicemente un conto economico» dice Pietro, studente del Classico.

«Sono qui per difendere la scuola pubblica – sostiene Silvia, professoressa di un istituto tecnico – Sono madre e docente e mi oppongo all’idea che si smantelli tutto quello che abbiamo costruito in tanti anni, l’eccellenza raggiunta, per favorire il privato». 

Nelle scuole, l’agitazione coinvolge numerosi professori: non solo il Crespi di Busto, ma anche il Manzoni e il Cairoli di Varese stanno preparandosi ad affrontare collegi docenti dove si valuteranno le posizione su questa riforma e si adotteranno misure adeguate. Pare che la via indicata dall’artistico Candiani di Busto di bloccare tutte le gite stia affascinando anche i colleghi varesini: un segnale di protesta che non incide sulla didattica di classe, pur penalizzando le tante, tanissime iniziative che la scuola offre ai ragazzi.

«Vengono dall’estero per copiare il sistema delle materne e anche quello delle primarie – fa notare Patrizia , maestra – ora lo vogliono smantellare ma chi ci rimetterà saranno i bambini. Come fa una sola insegnante educare bambini dai tre ai sei anni, così diversi tra loro?»
«La prima ricaduta concreta in città sarà la chiusura dell’elementare alla Rasa – commenta Monica, un’altra  maestra – vogliono tornare al maestro unico, riportarci indietro di 40’anni. Oggi, però, i bambini sono diversi, hanno molte più materie da studiare ( inglese, informatica), hanno conoscenze e stimoli differenti. Una maestra non può essere tuttologa. Senza dimenticare, inoltre, che in classe ci sono bambini con handicap, scolari che vengono da altri paesi».

E mentre la protesta si gonfia e invade piazza Monte Grappa, nelle scuole si fa lezione: così al linguistico i 75 studenti sono riuniti in assembrea, mentre al classico il 50% dei ragazzi è seguito dal 50% degli insegnanti. Allo psicopedagogico i 120 studenti sono divisi in classi trasversali per fare lezione: « Siamo in classe perchè non è il nostro sciopero – commentano Marco e Jacopo – nessuno, inoltre, è stato in grado di spiegarci cosa cambierà esattamente. Quindi, in attesa di chiarirci le idee, preferiamo studiare»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Ottobre 2008
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