“Pegoraro diede la vita per libertà, giustizia, democrazia”

L'orazione pronunciata dall'esponente dell'Anpi gallaratese Alessio Mazza per la morte del partigiano ucciso 64 anni fa

Riceviamo e pubblichiamo l’orazione pronunciata da Alessio Mazza dell’Anpi in occasione della commemorazione per la morte di Angelo Pegoraro, partigiano ucciso 64 anni fa a Gallarate 

 

Nel marzo del 1943, negli stessi giorni dell’insurrezione del ghetto di Varsavia, le fabbriche di Torino e Milano proclamarono lo sciopero generale, sfidando la repressione militare di un paese in guerra. Lo sciopero coinvolse trecentomila operai e per la prima volta dopo un ventennio portò ad aumenti salariali.

 

Aveva chiaramente un forte valore politico.

 

La gente esultava nelle strade e nelle piazze.

 

Sembrava finita la guerra e rovesciata definitivamente la dittatura.

 

Non era cosi, tuttavia il fascismo non era ancora finito.

 

Seguirono settimane confuse.

 

Più nazifascisti si abbandonavano alle barbarie, più il sostegno popolare della lotta partigiana aumentava.

 

Non si può negare che la Resistenza fu anche una guerra di classe: per molti fu anche l’occasione per cambiare i rapporti sociali, per fare quella rivoluzione socialista che nel biennio rosso era stata sconfitta dal fascismo montante, ed era fallita per mancanza di collegamento con la riscossa patriottica e democratica.

 

I partigiani pensavano che dopo la vittoria l’Italia sarebbe stato un paese governato dai lavoratori, dalla classe operaia.

 

In tutto il paese alcune unità si diedero, con i loro ufficiali, alla guerriglia.

 

I partigiani della Resistenza lottavano per un’Italia profondamente diversa dal passato, democratica o addirittura rivoluzionaria.

 

Ad esse si unirono nelle settimane seguenti i giovani che non accettavano di farsi reclutare nelle forze armate asservite ai tedeschi o che temevano di essere deportati nei campi di lavoro forzato in Germania.

 

A migliaia si unirono operai, intellettuali e contadini.

 

I tedeschi consideravano i partigiani alla stregua di banditi, e non li facevano prigionieri: chi cadeva nelle loro mani finiva impiccato o fucilato.

 

Nel 1944 Angelo Pegoraro ha diciotto anni. È operaio della Caproni, ma nel febbraio dello stesso anno dopo il licenziamento si trasferisce in provincia di Novara.

 

Ed è proprio a Ghemme che per la prima volta entra in contatto con i combattenti partigiani, e più forte è la loro presenza nella sua quotidianità, e più forti sono quei valori antifascisti che lo portano ad unirsi nella Lotta di Liberazione.

 

Con il nome di battaglia “Falco” i suoi ideali di libertà e giustizia, uguaglianza pace e fraternità diventano urgenti e irrinunciabili priorità.

 

È nel gennaio 1945 che Angelo “Falco” Pegoraro torna a Gallarate, ma qui viene intercettato e ucciso dai fascisti della brigata nera.

 

Il partigiano Falco muore a diciannove anni sulla soglia di casa sua.

 

Ricordare oggi il compagno Falco ha per noi un significato molto importante in special modo in questo periodo storico nazionale ed internazionale.

 

Siamo noi oggi i partigiani difensori di un’Italia democratica, combattendo chi vuole riaffermare l’ideologia fascista riconoscendo il ruolo dei repubblichini di Salò e chi vuole imporsi censurando e dettando a proprio piacere i libri di testo.

 

È oggi partigiano chi combatte la propria Lotta di Liberazione dal Chiapas fino alla Palestina, per affermare il diritto di ogni Popolo ad un suo proprio Stato.

 

“Combatte il partigiano la sua dura battaglia, tedeschi e fascisti fuori d’Italia.

 

Per sempre.

 

Gridiamo a tutta forza “pietà l’è morta!”

 

Chi come Angelo Pegoraro “Falco”, ha combattuto e ha dato la sua vita per la libertà, la giustizia, la democrazia e per un a società migliore deve essere ricordato oggi e per sempre.

 

Per riflettere e riprenderci con estrema avidità quella memoria storica antifascista che spesso si assopisce per un futuro che tocca solo di striscio il presente e non ha tempo di pensare al passato. 

 

Alessio Mazza, Gallarate

 

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Gennaio 2009
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