“Bustocrolla”: la città che non c’è più
Una mostra fotografica esposta durante il weekend da Alterlist ha documentato le trasformazioni di Busto, fra abbattimenti e abbandoni di un patrimonio antico
Sabato 31 gennaio e domanica 1° febbraio l’angolo dei portici di via Milano e via don Minzoni, in pieno centro, ha ospitato una singolare mostra fotografica realizzata dall’associazione Alterlist. "Bustocrolla" il nome scelto per questa galleria… scavata nel passato della città, con "scatti" ora antichi di decenni, ora fatti pochi giorni or sono, che documentano quanto c’era un tempo e ogg non c’è più, vittima di ristrutturazioni "radicali", o è in condizioni di penoso oblio, negletto e in attesa di tempi migliori – o dei colpi impietosi dell’abbattimento.
Alterlist è partita da una critica implicita al modello di sviluppo urbano della città. La sua posizione, portata in politica dal consigliere del gruppo misto Marta Tosi, non si discosta da quelle fatte proprie dalle opposizioni in consiglio comunale durante l’ultima seduta. Il timore, a fronte della proposta di grandi interventi edilizi e della realtà della Busto passata da città delle cento ciminiere a città delle mille gru, è di non riconoscersi più. Di perdere quella misura d’uomo, che anche nel non necessariamente bello (Busto ha vari edifici d’interesse storico ed artistico, ma storicamente non è certo mai stata considerata una bella città con pretese turistiche) faceva identità locale. Di qui una preoccupazione che ha messo in moto Alterlist e quanti condividevano la sensazione di un cambiamento non condiviso e partecipato, come nelle attese, bensì imposto e subito, nemmeno dalla politica ma direttamente da chi propone gli interventi. E dunque la battaglia strenua, di minoranza, per un’urbanistica diversa, più assertiva e pubblica e meno privata e da lassez faire; le perplessità e le critiche condivise da parte della politica cittadina sull’operazione Soceba tra piazza Vittorio Emanuele e via Solferino (il famoso autosilo, ma non solo), o su quella di Tecnocovering sull’area delle Nord. E la volontà di documentare la città d’un tempo, prima che sparisca del tutto o cambi volto e divenga qualcosa di completamente diverso. Operazione nostalgia? Forse. Per l’associazione, l’importante resta partecipare, attivamente, e non limitarsi a subire il cambiamento della città in cui si è nati e cresciuti. Se serve, anche parlando per immagini.
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