“La crisi morde”
La stretta creditizia minaccia imprese e lavoratori: questi i commenti all'iniziativa della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate di anticipare la cassa integrazione per le aziende altomilanesi con meno di 50 dipendenti
I tempi della burocrazia sono lunghi, i lavoratori delle piccole e micro aziende non possono restare senza un sostegno economico in attesa che Inps intervenga. Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate si fa carico del problemae non fa mistero di considerare questa, «che non è un’operazione bancaria», come un vero fiore all’occhiello del proprio operato. Un atto di responsabilità sociale prima di tutto, con riferimento al territorio, il fulcro dell’operatività di un istituto che nelle sue varie incarnazioni storiche dal 1897 è "differente per forza", come da slogan pubblicitario. E che riceve anche una "benedizione" da Cgil-Cisl e Uil Ticino-Olona, che parlano di "valido esempio e apprezzabile tentativo di fare sistema a livello territoriale", precisando di essere a loro volta in trattativa con ABI (banche) e Provincia per avviare ulteriori interventi di questo tipo a sostegno dei redditi.
Il presidente di Bcc Lidio Clementi (foto) è netto: «La crisi c’è, morde e fa male. Lo so bene, anch’io sono un piccolo imprenditore con una ventina di dipendenti: il rallentamento nei flussi dei pagamenti interaziendali è evidente. In più le grandi banche coprono con anticipi solo le aziende che hanno in corso procedure di fallimento, o concorsuali. Da imprenditori non siamo abituati a piangerci addosso ma a darci da fare. A questo punto come banca ci siamo sentiti in dovere di intervenire, come già avevamo in un paio di situazioni, ad esempio quella della Rimoldi». A fronte dell’iniziativa, il presidente rimarca il ruolo di ultima banca autenticamente territoriale dell’Alto Milanese ricoperto dalla Bcc (anche nel Varesotto): 20 filiali, 160 dipendenti, «e a fine anno non stacchiamo dividendi, consolidamo il 75% degli utili in patrimonio e il quarto restante torna al territorio in forma di interventi per beneficenza, per cultura e iniziative, e simili. Solo l’anno scorso si parlava di un milione e mezzo di euro». L’operazione "anticipi sulla cigs" lanciata oggi avrà costi solo per la Bcc («dal 7 al 10% del plafond, calcoliamo»), ma soprattutto richiederà di tornare ai buoni vecchi metodi d’una volta. Non trattandosi di un’operazione bancaria, come spiega il direttore della BCC Luca Barni, essendo anzi atipica e non supportata dai sistemi elettronici in uso, si farà a mano: «e la risposta dei dipendenti è stata unanime, nel segno della disponibilità. All’inizio mi tremavano un po’ le gambe di fronte di fronte a questa iniziativa, che è di assoluto impatto sociale».
Per la piccola industria altomilanese parla il presidente del relativo gruppo di Ali-Assindustria Eugenio Camera Magni: «La situazione di mercato è veramente tragica» premette. «Le grandi banche non hanno portato i vantaggi attesi dalla riduzione dei tassi. Con questa operazione si accantonano le logiche puramente di mercato e si cerca di creare il minor disagio possibile anche per tutte quelle situazione in cui si rende necessaria la ristrutturazione aziendale». Uno spauracchio fin troppo concreto. Il direttore di Ali-Assindustria Alberto Duvia (foto accanto) sintetizza: «Le ripercussioni a cascata della crisi coinvolgono tutti e mettono in difficoltà anche le aziende più competitive». A difesa dell’industria altomilanese, Duvia precisa che «il panorama locale non è fatto solo di imprese che hanno problemi, non è una deindustrializzazione quella in corso». Il termine fa paura in un contesto in cui, come l’albero che cade, fa notizia la fabbrica che chiude. La crisi attuale è la più pesante che si ricordi a memoria d’uomo, ma anche in anni passati la situazione non era rosea. «Questo è un momento di grande selezione» chiosa Duvia, «e spero che sia tale anche per le banche. Qui fose dobbiamo essere più categorici: si distingua il rischio finanziario che liberamente un privato si assume dal sostegno a cittadini e imprese. E anche il settore pubblico faccia la sua parte: non si può dover attendere dei mesi perchè si completino le pratiche della cassa integrazione»: e c’è chi sapendolo chiede "preventivamente" la cassa integrazione per mettere le mani avanti… Del resto, come diceva Clementi, a volte il futuro si misura in termini di una settimana di ordinativi, poi bisogna sperare nella Provvidenza. O nell’Inps. Ed è proprio per ovviare a questo quadro che si è mossa Bcc.
Per Confartigianato il presidente Edmiro Toniolo cita la cassa integrazione straordinaria in deroga e i contratti di solidarietà come gli ammortizzatori sociali del momento. «Da inizio anno assistiamo ad una stretta creditizia mai vista. Noi mandiamo un appello al sistema finanziario perchè faccia ciò per cui esiste; quanto al pubblico metta in cantiere quanto ha a bilancio e rispetti i tempi dei pagamenti. Quello di Bcc è un segnale forte». Anche verso le altre banche? No, dicono in coro Clementi e Barni e spiegano il perchè: «Se altri ci seguiranno, ben vengano, comunque non ci interessa confrontarci con altri o figurare come quelli che cantano fuori dal coro, ci interessa invece salvaguardare lavoratori e imprese». Il pubblico di riferimento: meglio la gallina domani, insomma, che l’uovo oggi. Clienti in testa. «È, se volete, nel nostro DNA. Potrei ricordare» conclude Barni «che nel 2004 noi decidemmo di non vendere alla nostra clientela titoli al di sotto di un certo rating, anche a costo di perderci economicamente noi».
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