Ronde, per ora non se ne parla proprio

Così l'assessore alla sicurezza Fazio. Ronde padane "congelate" in attesa che si definisca il quadro legislativo

A Busto Arsizio di ronde per il momento proprio non si parla. Così l’assessore alla sicurezza Walter Fazio a Varesenews. Almeno per ora «è escluso» dice Fazio il ricorso alle ronde come stabilite nel cosiddetto "decreto antistupri". Questo, varato con la consueta decretazione d’urgenza dopo una campagna mediatica a tamburo battente che per settimane ha enfatizzato tutti gli episodi più odiosi di questo genere, ha previsto la possibilità (la possibilità, non l’obbligo) di ricorrere alla vigilanza non armata da parte di gruppi di cittadini che pattuglino le zone a rischio e si tengano in contatto con le forze dell’ordine. I volontari dovrebbero essere tutti registrati in Prefettura; su pressione di Alleanza Nazionale, partito notoriamente vicino al mondo di chi indossa la divisa, si è precisato che le ronde dovranno essere composte in prevalenza da ex appartenenti a forze dell’ordine e forze armate. Segno forse dei "mal di pancia" che tra polizia e carabinieri devono essere serpeggiati a fronte di un provvedimento che fungerà da rassicurazione verso i cittadini impauriti, ma di certo è un’ammissione di scarso controllo del territorio: e questo nel Paese con più divise per abitante di tutto l’Occidente. L’assessore Fazio, non va dimenticato, è stato dirigente di polizia: tra l’altro, a lungo vicequestore a Busto, dove ha scelto di restare. «In Giunta non ne abbiamo ancora discusso» chiarisce, quasi stupito che se ne parli. Dunque l’amministrazione non si muoverà in proprio su questo fronte, a meno che non arrivino chiare proposte da gruppi organizzati o richieste dalla cittadinanza.

Chi invece si era mosso da tempo è la Lega Nord, che dopo aver annunciato le "sue" ronde lo scorso autunno, le aveva messe in atto salvo vederle "pedinate" da alcuni esponenti grillini e comunisti. Il segretario cittadino della Lega Gorini non l’aveva presa benissimo. Ora il segretario leghista, che in questi giorni ha ben altre gatte da pelare, affetta prudenza: «Prematuro parlare di ronde in questo momento» concorda. «Il decreto dovrà essere tradotto in legge, dobbiamo attendere i tempi tecnici. Io non l’ho ancora letto nel dettaglio anche se ne conosco i contenuti. In futuro dovremo muoverci secondo il dettato del decreto, non si può più fare di testa propria. Eventualmente si farà richiesta ne discuteremo: qui non è tanto questione di convincere questo o quello, ma di trovare un accordo condiviso da tutta la maggioranza». Che in questi giorni, dopo lo scivolone sulla buccia di banana di Accam, non gode della migliore salute. Intanto le ronde di partito della Lega sono "congelate": «Eravamo usciti insieme tre volte» rammenta Gorini, «poi il tempo si è fatto inclemente…» …e la politica ha fatto il suo corso, introducendo con il decreto controlli e passaggi burocratici per chi vuole fare da vigilante o da City Angel.

La domanda sulla possibilità di attivare le ronde è legittimata non da particolari eventi di criminalità, ma dai provvedimenti politici e dal perenne clima di sottile insicurezza instillato nella gente dalle notizie dei grandi media nazionali. Applicando a notizie tratte da un Paese di sessanta milioni di anime il metro del quotidiano locale, si trae in effetti l’impressione di vivere in un’unica grande città ostaggio di una delinquenza sfrenata: e fare la tara al bombardamento di brutte notizie non è passaggio immediato. Basta poi andare in emeroteca e aprire un quasiasi quotidiano di trenta, quaranta anni fa per accorgersi che notizie oggi da prima pagina e titolone finivano allora in trafiletti interni. La violenza, da allora, è diminuita. Eppure la "gente", questo soggetto indefinibile ma reale dell’opinione pubblica, in una società anziana e malata di paura non si fida a girare un angolo di strada senza aver prima guardato bene. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Marzo 2009
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