Alimentare: “Il mercato tiene nonostante tutto”

Il gruppo merceologico dell'Unione industriali si è riunito nella sede gallaratese dell'associazione. La situazione per queste imprese non è rosea ma è meno critica rispetto a quella di altri settori

Il trend è negativo, come ci aspettavamo”. Ma in fondo la situazione “è meno critica rispetto a quella degli altri settori manifatturieri”. In sostanza le imprese italiane impegnate nella produzione di alimentari e bevande “confermano la loro caratteristica anticiclica”. Emersa con tutta chiarezza durante la relazione del responsabile dell’Ufficio Studi di Federalimentari, Luigi Pelliccia, intervenuto all’Assemblea del Gruppo merceologico “Alimentari e Bevande” dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, tenutasi questa mattina nella sede di Gallarate. Una realtà produttiva che, all’interno dell’associazione, conta 24 imprese con 2067 addetti. Nicchia di pregio che rappresenta il 2,9% delle aziende associate e l’1,7% dei lavoratori da esse impiegati.
 
“Gli ultimi dati sulla produzione nazionale del settore risalenti a gennaio – ha spiegato Pelliccia – mostrano un andamento in calo senza precedenti nella storia del dopoguerra. A parità di giornate lavorative, rispetto ai livelli dello stesso mese di un anno fa, registriamo una flessione del 7,8%”. Nulla a che vedere con il -22% dell’industria in generale, sta di fatto, però, “che il calo è anomalo, mai avevamo visto, tra i nostri comparti, riduzioni superiori allo 0,2%”. A fine anno, però, le perdite si ridimensioneranno. Il 2009, secondo le previsioni dell’esponente di Federalimentari, si chiuderà “con un calo che si aggirerà intorno al -3%. La produzione, passata l’onda d’urto del secondo e terzo trimestre, avrà una lenta ripresa”.

Nell’attesa occorre stringere i denti. Con imprese che vivono una situazione completamente avulsa dal contesto economico generale. Più per i motivi della crisi, che per i suoi effetti finali. “Il calo della produzione – ha spiegato infatti alle imprese varesine, Pelliccia – non sta, come avviene in altri comparti, nel calo della domanda interna. Il mercato nazionale, anzi tiene”. I problemi, semmai, arrivano da oltre confine: “Il calo arriva dall’export che a fine anno subirà una riduzione dei livelli che si aggirerà tra il -10% e il -15% in valore e tra il -5% e il -10% per quanto riguarda le quantità”. È in questi numeri di previsione che si cela “il punto debole dello scenario 2009 dell’industria alimentare italiana”. Tra le cui fila a soffrire sono, per assurdo, proprio le imprese che “più puntano sulla qualità”. Pelliccia sa di dire un concetto apparentemente contraddittorio e subito spiega: “Il prodotto alimentare di vero lusso tiene. Ma il cosiddetto lusso abbordabile, quello che fino a ieri si concedeva la classe media, oggi cede, perde terreno, perché si sta abbassando la capacità di acquisto”. È proprio per questo motivo che “è in difficoltà chi produce meglio e chi produce prodotti di non altissima, ma di alta gamma”. Da qui la logica conseguenza nell’indicare chi, oltre al lusso, “tiene botta” alla crisi: “I prodotti poveri come la pasta. E, in un certo senso, il vino, anche se i prezzi sono, per i produttori, sempre meno remunerativi”.
 

In questo quadro nazionale la Lombardia, che con i suoi 30 miliardi di fatturato rappresenta il 25% della produzione italiana, regge meglio la crisi, proprio perché meno propensa all’export. “Sembra una provocazione – mette le mani avanti Pelliccia – ma è così. Questa regione esporta il 13% della propria produzione, contro una media delle altre zone d’Italia del 17%. È ovvio dunque che le imprese lombarde meno di altre soffrano il calo della domanda proveniente dall’estero, cominciato con i primi mesi del 2009”.
Fino a fine 2008 la situazione era ben diversa. Le esportazioni crescevano. Anche in provincia di Varese. A dimostrarlo, i dati tratti dalla relazione del Presidente del Gruppo “Alimentari e Bevande” dell’Unione Industriali, Paolo Ferrario: “Nel 2008 l’export del settore partito dal nostro territorio si è assestato su un valore di 240,9 milioni di euro, in aumento rispetto ai 219,7 milioni del 2007”. Questo, però, non vuol dire che sia tutto oro ciò che luccica. Paolo Ferrario ci tiene a precisarlo: “Il nostro settore, pur sopportando meglio di altri la crisi, per fronteggiare le difficoltà ha bisogno di misure di promozione a sostegno dell’export”. Non solo. Le imprese sentono anche l’esigenza “di un intervento sulla grande distribuzione per la creazione di catene dei distribuzione internazionali, ma anche di un alleggerimento degli oneri sulle materie prime derivanti dall’indicazione dell’origine geografica tipica che incidono sul costo di produzione alimentare”.
Rimanendo sul territorio, emerge poi anche un altro dato positivo. Quello relativo alla cassa integrazione ordinaria. Le ore autorizzate nei primi tre mesi del 2009 sono state, nel settore, il 27,65% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. “Per noi il fenomeno – ha commentato Paolo Ferrario – è marginale”. La riduzione, infatti, nel solo mese di marzo, è stata del 99%, se si confrontato i dati con il mese di marzo 2008.
 
 
Il prossimo lunedì, 20 aprile, al Centro Congressi Ville Ponti di Varese si riunirà, invece, il settore più rappresentativo dell’industria locale: quello metalmeccanico. Si svolgerà, infatti, l’Assemblea congiunta dei Gruppi merceologici “Meccaniche” e “Siderurgiche, Metallurgiche e Fonderie” dell’Unione Industriali della Provincia di Varese. A margine di questo evento, i giornalisti sono invitati a partecipare alla conferenza stampa che si terrà alle ore 17.30. Interverranno i due ospiti dell’Assemblea: Pier Luigi Ceccardi e Roberto Santarelli, rispettivamente Presidente e Direttore di Federmeccanica. Saranno a disposizione della stampa anche i Presidenti dei due Gruppi merceologici: Giancarlo Besana (“Meccaniche”) e Daniele Balzarini (Siderurgiche, Metallurgiche e Fonderie”).

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Pubblicato il 17 Aprile 2009
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