«Un bravo ragazzo, con una situazione difficile»
Parlano i professori della scuola media Dante, che Dean ha frequentato fino allo scorso anno scolastico. E che chiedono: «Per favore parlatene bene»
«Per favore parlatene bene». E’ questo il primo pensiero del preside e dei professori della scuola media Dante di Varese alla notizia della morte di Dean Catic.
Il ragazzino ucciso era ben noto in quella scuola media, che aveva lasciato solo l’anno scorso. «Sì, era famoso, lo conoscevano tutti. Era un tipo difficile, ma era un bravo ragazzo – spiega Vittorio Fabbricatore, il dirigente scolastico – Noi avevamo provato di tutto per tenerlo a scuola e ce l’avevamo anche fatta. Anche se era discontinuo, alla fine veniva volentieri. Sarà uno choc per tutti»
Dean era uno di quei classici pluriripetenti che tutti i ragazzi conoscono e ai quali i professori finiscono per affezionarsi: «Perchè magari si assentano, ma capisci che sono intelligenti e buoni d’animo». Non ci era riuscito, a prendere la licenza media in modo regolare: «Ma mi ero fatto promettere che avrebbe provato a prenderla alla Eda» cioè la struttura che fa prendere la licenza media agli adulti. E la promessa fatta al suo preside, l’aveva mantenuta: «Era intelligente e sveglio e aveva preso la licenza media a febbraio» spiega la sua professoressa di matematica al Eda, Marita Viola. Che, alla notizia, non può trattenere il sospiro che fanno tutti i professori di fronte a qualcosa che forse temevano, ma di sicuro non speravano, e che non si meritava.
Quella che raccontano infatti è una vita piena di difficoltà, di quelle che possono finire bene o male, a seconda di chi ci si va a imbattere. Il suo sogno era fare l’imbianchino, come suo padre, e un po’ già ci lavorava: a scuola non sempre amava andare, ma alla fine nel cortile della Dante ci capitava sempre, anche perchè dall’anno scorso aveva una fidanzatina tra le studentesse.
«L’accompagnava alle otto, la veniva a prendere e le portava lo zaino – raccontano le ex professoresse – era carino, sembravano dei fidanzatini di Peynet moderni. Magari con la testa rasata e il ciuffo, ma teneri come sanno essere i ragazzini innamorati di quell’età. L’ultima volta li abbiamo visti pochi giorni fa». Il destino però non gli riservava il lieto fine, ma una morte orribile. Di cui lui è semplicemente la vittima. «Speriamo che non dicano chissà cosa di lui – continuano a ripetere – è facile demonizzare o alzare le spalle se sei straniero e hai una vita difficile: ma qui di droga non ne ha mai portata, non era un delinquente. Ed era solo un bravo ragazzo in una situazione difficile».
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