Una Costituzione e i suoi valori il lascito alle nuove generazioni
Quinto Bonazzola, ex partigiano, dirigente comunista e giornalista de "L'Unità", interviene alle celebrazioni bustesi del 25 aprile. La carta fondamentale della Repubblica come eredità per il passaggio di testimone ai giovani: "Attenti, i regimi possono avere forme molto diverse dal passato"
Una difesa ferma e lucida della Costituzione, da parte di un uomo della generazione di quelli che fecero da "levatrici" a cotanto documento. Questo il senso dell’intervento odierno di Quinto Bonazzola, oratore ufficiale alla cerimonia odierna per il 25 aprile a Busto Arsizio. Dopo la Messa, il corteo con le autorità, la associazioni e i gruppi combattentistici dal Tempio Civico ha raggiunto il Monumento ai Caduti di piazza Vittorio Emanuele II per l’omaggio a chi diede la vita per la libertà: infine il tradizionale appuntamento del Museo del Tessile con i discorsi e i commoventi canti della tradizione alpina del coro Monterosa.
Breve e chiaro l’intervento di Bonazzola, incentrato su un passaggio di testimone alle nuove generazioni di valori da vivere e rinnovare nel profondo. Nativo di Varese, classe 1922, l’oratore, portato a Busto Arsizio per l’occasione da Cosimo Cerardi del PdCI, durante la Resistenza fu dirigente del Fronte della Gioventù, l’organizzazione unitaria (ma che scontava il superiore peso organizzativo del PCI) dei ragazzi e degli studenti che aderivano alla Resistenza. Un nome che oggi può spiazzare chi da giovane ha conosciuto ben altri Fronti della Gioventù, di segno del tutto opposto. Bonazzola fu responsabile delle azioni militari del FdG a Milano: nel luglio del 1944, gli fu affidato il comando della Brigata d’assalto “Fronte della Gioventù”, operante nel capoluogo. Dal gennaio successivo ebbe l’incarico di rappresentare i giovani comunisti nel Comitato centrale del Fronte. Dopo la Liberazione, stato dirigente dell’organizzazione comunista milanese, dei sindacati e del Movimento dei Consigli di Gestione. Da giornalista ha lavorato a lungo all’Unità di Milano, tra l’altro come responsabile della rubrica “Lettere all’Unità”; e ancora oggi, alla bella età di 86 anni, gira per le scuole a portare testimonianza della lotta di Liberazione. La sua presenza, lui pur così anziano, è legata in modo inscindibile a quel tema dei giovani che tanto il Comitato antifascista spontaneo quanto l’amministrazione comunale hanno voluto centrale. Nume tutelare del FdG resistenziale milanese era quell’Eugenio Curiel la cui tomba fu vandalizzata da ignoti fascisti alcuni mesi fa, e cui gli antifascsti bustesi e varesini dedicarono, quasi in riparazione, una serata di ricordo e riflessione. E sempre i giovani, tanti anni dopo, sono i protagonisti delle scenografiche e commoventi fiaccolate di venerdì sera verso il centro città, con i ragazzi degli oratori, gli scout e la Chiesa bustocca del 2009 a ricordare i sacerdoti che si spesero in prima persona nell’aiuto fattivo alla Resistenza, armata e non.
A Busto Arsizio Bonazzola non si è perso troppo nei ricordi personali, guardando al presente. Se il sindaco metteva le mani avanti ricordando la «distanza siderale» con alcune posizioni del Comitato antifascista e citando l’«antifascismo storico, non retorico nè militante-permanente» come ancoraggio ideale contro «oblii e relativismi», Bonazzola aveva ammonimenti concreti per l’oggi. «Bisogna essere vigilanti e militanti, vanno contrastate tendenze che anche se non si esprimono nelle forme del passato, costituiscono un rischio per la democrazia». Per i giovani usciti dal Ventennio fascista irreggimentati, per paradosso, racconta l’oratore, fu più facile trovare la via di un’unità antifascista fra le differenti posizioni politiche assunte: il regime si era allevato la serpe in seno. «Oggi quello dell’unità è un discorso molto diverso da allora, ma possiamo ritrovarne le radici nella Costituzione». Una sana e robusta Costituzione, si dice: e nella sua difesa si può e si deve ritrovare quello spirito unificatore. «Proposte di cambiarla per aumentare i poteri del capo dello Stato a detrimento del Parlamento sono materia molto delicata» avverte Bonazzola. «Libertà e giustizia sono pilastri fondamentali, ma possono entrare in conflitto tra loro se si eccede in un senso o nell’altro»: questa la saggia lezione dei Padri Costituenti da lui ricordata. Nè va dimenticato, aggiunge, che con la Costituzione della Repubblica, figlia del protagonismo obbligato ma generoso dei giovani, emerse sulla scena politica anche la forza delle donne, per la prima volta ammesse al voto attivo e passivo dal 1946, tra l’altro proprio per eleggere l’assemblea costituente.
Il sindaco Farioli ha infine toccato nel suo intervento anche la questione del contestato ddl 1360/2008 per l’istituzione del Tricolore: «Il 25 aprile deve essere festa di tutti, ma non può essere occasione di una parificazione immemore».
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