Delitto Monterosso, una vendetta feroce svelata da una “gola profonda”
Sarebbe chiarito il quadro in cui è maturato l'assassinio del pregiudicato siciliano, gestore di una ditta di trasporti, e il ferimento di un suo dipendente
Si attende entro mercoledì da Como la convalida dei quattro fermi effettuati nella provincia lariana nell’ambito dell’inchiesta sul delitto Monterosso. Il fatto di sangue si era verificato lo scorso 6 maggio, quando Giuseppe Monterosso, pregiudicato per reati da mafia che nel 2002 aveva finito di scontare la sua condanna e si era trasferito a Cavaria con Premezzo, era stato ucciso a pistolettato sul posto di lavoro, l’azienda di trasporti intestata alla moglie. Nella sparatoria era stato ferito anche un dipendente della ditta, Ernesto Viero.
Nei giorni scorsi agenti della Questura di Como e Varese avevano arrestato per il delitto quattro persone. Due sarebbero direttamente accusate del delitto, altre due persone per il trasporto delle armi servite all’agguato; e gli inquirenti sospettano fortemente che fossero in programma altre azioni criminose in tal modo sventate. Alla soluzione del giallo si è giunti attraverso le dichiarazioni spontanee di uno degli arrestati, che avrebbe accompagnato l’omcida fungendo da autista. Lo sparatore è il propritario di una ditta di autotrasporti di Albiolo (CO), A.V, di origini agrigentine. Questi, convintosi che l’incendio doloso di alcuni suoi mezzi fosse riconducibile al Monterosso, ha deciso per la vendetta. Il delitto non è dunque maturato nell’ambito di dinamiche di tipo propriamente mafioso come si pensava inizialmente dati i trascorsi della vittima, ma è certo che la mentalità è quella: alle spalle ruggini e liti fra i rivali.
Le indagini condotte dalle Questure di Como e Varese, insieme alla compagnia bustese dei Carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Silvia Isidori della Procura di Busto Arsizio, sono dunque riuscite a fare luce in tempi rapidi su una vicenda che non appariva per nulla semplice da dipanare. All’indomani della vasta operazione antimafia portata termine qualche settimana fa ai danni della "locale" ‘ndranghetista radicata tra Lonate e Legnano, il delitto aveva dato non poca preoccupazione: qualcuno gridava già alla guerra di mafia. La vicenda non è comunque del tutto chiusa, e la Procura bustese mantiene uno stretto riserbo.
Le indagini condotte dalle Questure di Como e Varese, insieme alla compagnia bustese dei Carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Silvia Isidori della Procura di Busto Arsizio, sono dunque riuscite a fare luce in tempi rapidi su una vicenda che non appariva per nulla semplice da dipanare. All’indomani della vasta operazione antimafia portata termine qualche settimana fa ai danni della "locale" ‘ndranghetista radicata tra Lonate e Legnano, il delitto aveva dato non poca preoccupazione: qualcuno gridava già alla guerra di mafia. La vicenda non è comunque del tutto chiusa, e la Procura bustese mantiene uno stretto riserbo.
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