Giulio Giorello: «Anche nella scienza serve un pizzico di fortuna»
Cresce il pubblico a Storie di Scienza. Sabato sera si è parlato di serendipity, con un grande esperto di matematica, filosofia... e fumetti
La "missione" di Storie di Scienza, il festival scientifico ancora in svolgimento a Varese, è quella di dissacrare lo scienziato, per farlo apparire come una persona vicina a noi, con aspirazioni e debolezze. In questo attentato al mito, si è inserito alla perfezione l’incontro di sabato sera (con un pubblico, fortunatamente, in crescita) con il filosofo e matematico Giulio Giorello.
Il tema era di quelli decisamente affascinanti: la "serendipity". Questo termine, che in italiano alcuni traducono serendipità, rappresenta tutte quelle scoperte che nascono dal caso, o persino dall’errore. Quasi una contraddizione per il mondo scientifico, caratterizzato dall’annullamento della casualità attraverso il controllo sperimentale. Eppure la storia parla diversamente, come ha dimostrato Giorello. Sono a decine i casi di scoperte e invenzioni nate dal caso, tra le quali i forni a microonde (scoperti mentre si studiavano ben altri tipi di radiazioni) e persino le radiazioni residue del Big Bang (scoperte mentre si provava ad insonorizzare totalmente una stanza, ai laboratori Bell).
In fondo anche la stessa scoperta dell’America è stata frutto di due errori madornali di Cristoforo Colombo: la sottostima del raggio terrestre e la certezza di trovare solo acqua tra l’Europa e le indie. Ci sono poi i casi inventati: vogliamo parlare della storia di Newton e della mela? È tutto un lavoro di promozione di immagine dello stesso Newton (che le idee sulla gravità le aveva ricavate da un dibattito con il nemico Hook, meglio inventarsi una leggenda).
Giorello, poi, è anche un appassionato e grande esperto di fumetti, e non a caso: proprio dalla fantascienza, infatti, sono nati gli spunti per molte scoperte scientifiche. C’è un esempio ben noto ai chimici, che quasi inquieta più che far sorridere: nel 1944, il grande Carl Barks – disegnatore di Zio Paperone, Paperino e Qui Quo Qua – nella storia Paperino Chimico Genio, narrava di come, prendendo una botta in testa per aiutare i nipotini Qui Quo e Qua con il loro "piccolo chimico", Paperino diventasse "il piu’ grande chimico dell’Universo". Con un buffo linguaggio pseudochimico, pieno di termini inventati di sana pianta, Paperino inventa la "Paperite", il più potente esplosivo mai inventato, a base di Metilene e CH2. Paperino nel 1944, precorse i tempi: l’esistenza di questa elusiva molecola non era ancora stata provata. La "scoperta"fu dimenticata, fino al 1964, quando viene pubblicato un libro sulla chimica del carbene, e in un capitolo viene per la prima volta riconosciuto a Paperino il merito di aver, non solo ipotizzato l’esistenza del CH2, ma anche di averlo utilizzato per una sintesi chimica.
Che dire, un bel colpo per un animale che non usa ancora i pantaloni. Un bello smacco per la scienza? Non proprio, perché il caso sarà fortuna, ma la fortuna bisogna saperla cogliere. «Il caso è inevatibile», conclude Giorello, «Ma per inseguirlo e interpretarlo c’è comunque bisogno di tenacia».
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