Referendum, Segni: “il Porcellum sta uccidendo il Parlamento”

L'esponente politico sassarese era oggi a Busto Arsizio per la campagna referendaria a favore del "sì". "Picconiamo questa legge elettorale". L'incognita quorum

La Sardegna non si smentisce: è terra di picconatori di razza. Enrico Berlinguer sulla questione morale, Francesco Cossiga da Presidente della Repubblica su decenni di DC, e ora Mario Segni contro la legge elettorale "Porcellum". Il docente e politico sassarese, sabato era a Busto Arsizio in qualità di coordinatore della campagna referendaria per il (si vota domenica 21 giugno su tre quesiti).

Sorridente, cordiale, Mario Segni, presentatosi al banchetto bustese del movimento referendario in piazza San Giovanni, non recede d’un millimetro dalle sue posizioni. Crede in un bipartitismo e un presidenzialismo che fanno molto America. Non a caso era l’elefantino (come quello del Partito Repubblicano a stelle e strisce) dieci anni fa il simbolo dell’alleanza elettorale con AN:  finita male, con il partito di Fini progressivamente attirato, stritolato e infine ingoiato dal biscione berlusconiano.
Perchè votare sì al referendum? «Questo è un treno che non passa più» sintetizza Segni. «Il bipartitismo è realtà nei più grandi Paesi d’Occidente, anche in Francia, Spagna, Gran Bretagna. Ma soprattutto insieme possiamo dare una picconata al Porcellum, il peggiore regalo lasciatoci dalla casta partitocratica, una legge che ha trasformato il Parlamento da rappresentanza di eletti dal popolo ad accolita di nominati dai vertici di partito». Una legge, rincara, che «sta uccidendo il Parlamento».

Molte le perplessità avanzate da più parti. Con le modifiche proposte, a ricevere il premio di maggioranza non sarebbe più una coalizione potenzialmente litigiosa – Romano Prodi ne sa qualcosa – bensì la singola lista più votata. Con la vittoria del sì sui primi due quesiti si otterrebbe una legge elettorale simile a quella vigente nei Comuni sotto i 15.000 abitanti: turno secco e winner takes all, il vincitore prende tutto. Anche se i due terzi del Paese – meglio, di quella parte del Paese che ha votato con qualche speranza di vedersi rappresentata, forse metà – non lo possono vedere. Oltretutto il sistema delle preferenze bloccate come da listone di partito non verrebbe meno, nè si ripristinerebbero i collegi uninominali pre-2006. Si rischia insomma, per i critici, un deficit di rappresentanza ancora più accentuato di quello attuale – che causa astensionismo senza ridurre d’un centesimo i costi della politica. A tutto ciò Segni replica pacato. «Si obiettò anche quando proponemmo ed ottenemmo l’elezione diretta di sindaci, governatori e presidenti di provincia, si è dimostrato che questo sistema ha funzionato ed è piaciuto» osserva. Insomma: il tempo mi darà ragione, dice.

Bisogna tuttavia vedere se i quesiti passeranno. Sono molti anni che i referendum vanno sistematicamente a monte per il mancato raggiungimento del quorum del 50% degli aventi diritto al voto. «L’informazione in genere non ci aiuta, c’è un silenzio voluto» lamenta Segni. L’imbarazzo di molte forze politiche è reale. Berlusconi sarebbe il primo beneficiario di una vittoria del sì. La Lega Nord, di converso, vede il referendum come fumo negli occhi: passassero i primi due quesiti, al Cavaliere non servirebbe più per governare in una nuova legislatura. Da qui lo spostamento (imposto) del voto referendario dall’election day nazionale delle europee del 6-7 giugno a quello dei ballotaggi del secondo turno delle amministrative, in modo da favorire l’astensione di massa e il mancato raggiungimento del quorum. Il tutto con grave spesa ulteriore per le casse statali e le tasche dei cittadini («quattrocento milioni di euro» ricorda en passant Segni), visto che il referendum con i relativi seggi e scrutatori si deve tenere ovunque, e non solo nella manciata di province e e città interessate dai ballottaggi.

In queste condizioni, non è che l’istituto stesso del referendum sta agonizzando? chiediamo al leader referendario. «Questo strumento è in difficoltà, è vero» riconosce. «Esiste un attacco ai referendum in quanto tali. E proprio nel momento in cui si va verso governi più forti che nel passato ci sarebbe tanto più bisogno di questo istituto», previsto a livello costituzionale ma sovente negato, aggirato o ignorato da una politica sempre e comunque premiata dagli elettori. «Lo ripeto: se fossimo riusciti a votare il 6  e 7 giugno con le europee avremmo avuto una battaglia politica vera, nel merito dei quesiti, per il sì e per il no, non gli inviti ad andare al mare: e avremmo risparmiato i 400 milioni di euro». La Lega invita a non votare; così fa, per motivi solo in parte corrispondenti, anche una forza extraparlamentare come Sinistra e Libertà; trema l’Udc, che con una vittoria dei sì e uno sbarramento per il Senato all’8%, resterebbe fuori da Palazzo Madama; Berlusconi vorrebbe esporsi per il sì, ma è trattenuto da una Lega che teme la perdita del potere. Il PD si vede già partito unico del centrosinistra e pregusta un ruolo istituzionale garantito. Quanto a Di Pietro, infine, Segni si cava qualche sassolino dalle scarpe ironizzando sulle sue oscillazioni («si commenta da sè»), parallele ed opposte a quelle del Cavaliere. L’ex magistrato si è gettato dapprima con entusiasmo a raccogliere firme, poi quando a Palazzo Grazioli ci si è resi conto che una vittoria del sì conveniva al Cavaliere, è giunto anche il niet antiberlusconiano di IdV.

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 13 Giugno 2009
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.