Processo Bossi-Motta sommerso dalle intercettazioni
Dopo la richiesta delle difese di trascriverle tutte, il tribunale alza bandiera bianca: servirebbero 80 anni di lavoro. Dalla crudezza dei numeri ad un problema al centro del dibattito giudiziario
Uno dei processi più discussi dell’ultimo anno. Quello che ha visto finire in aula un funzionario del comune di Gallarate e due architetti rischia di andare in tilt per troppe intercettazioni. Per trascrivere tutte le conversazione captate riguardanti l’indagine svolta, servirebbero 83 anni di lavoro, 300 mila le conversazioni effettuate dai tre imputati del procedimento per concussione che li vede coinvolti dopo l’arresto a maggio scorso al tribunale di Busto Arsizio. Le intercettazioni a carico di Gigi Bossi, ex-capo dell’ufficio tecnico del Comune di Gallarate, Federica Motta, compagna di Bossi, e Riccardo Papa, architetto in vista della città, sono una mole insormontabile per gli impiegati del tribunale e servirebbero anni e anni per verificare tutte le conversazioni. Questo il motivo che sta dietro la decisione del giudice per le indagini preliminari Chiara Venturi dopo la richiesta della difesa di esaminare tutte le intercettazioni dalla prima all’ultima.
Nella comunicazione recapitata ai difensori dei tre imputati si legge la richiesta del giudice di anticipare l’udienza del 17 settembre al 9 luglio per decidere quali conversazioni intercettate ritenere valide ai fini del processo. La reazione dell’avvocato Tiberio Massironi è piuttosto sconcertata e si chiede "come sia possibile aver intercettato 1400 conversazioni al giorno, almeno a quanto risulta se dividiamo le intercettazioni totali per i sette mesi della durata dell’ascolto". La mole di intercettazioni ambientali e telefoniche è, in effetti, di indubbia mole e solo per fare una stima del tempo che ci vorrà a trascriverle tutte il tribunale ci ha impiegato tre mesi. Sarebbero 87 fra cd e dvd contenenti dalle 1300 alle 6200 conversazioni. Quelle maggiormente utili alla Procura, rappresentata dal Sostituto procuratore Roberto Pirro, sono naturalmente molte di meno e, va detto, incidono quelle ambientali che sono spesso microfoni aperti in zone e ambienti.
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