La battaglia di Legnano nel kolossal Barbarossa
Anteprima nazionale a Milano per il Braveheart italiano, “sponsorizzato” dalla Lega Nord che racconta della lotta per la libertà di Alberto da Giussano. Il regista: “Niente politica, faccio i film che mi piace fare”

A una prima visione proprio del trailer sembra un prodotto a metà tra Il gladiatore e soprattutto Braveheart (5 premi oscar e consacrazione per Mel Gibson), utilizzato spesso dal Carroccio come portatori degli ideali di libertà. Proprio il grido “libertà” utilizzato molte volte nel trailer di Barbarossa, accomuna le due pellicole. Ma il successo del primo non si basa solo su quella parola.
Il film è prodotto dallo stesso regista con il supporto di Rai Cinema e Rai Fiction, con la distribuzione di 01 Distribution (sempre della Rai). Il film è composto da un cast internazionale che prometterebbe scintille: in testa a tutti Barbarossa interpretato da Rugter Hauer, il replicante di Blade Runner (“Ho visto cose che voi umani…”), lo psicopatico di The Hitcher (thriller cult degli anni ’80). E poi Alberto da Giussano interpretato da Raz Degan (carriera è iniziata con la frase “Perché? Perché? Perché? Sono fatti miei…”), la cui ultima interpretazione qualche anno fa in Centochiodi di Ermanno Olmi fu molto apprezzata da critica e pubblico.
Martinelli non è nuovo ai kolossal: Vajont è stato un caso internazionale, ma poi i temi dei suoi film hanno affrontato storie che sono sempre molto piaciute alla politica di centrodestra, nonché sponsorizzate, soprattutto dalla Lega Nord di Bossi. Come Il mercante di pietre, dedicato a un occidentale che si dedica al terrorismo, oppure Carnera, che racconta la storia dello storico pugile.
Ora Barbarossa, la storia della battaglia di Legnano con Alberto da Giussano che sconfigge gli “invasori” stranieri, come recita il trailer, “in nome della libertà”. Il film, di cui si parla da diversi anni, è stato girato anche in Romania, dove è stata ricostruita l’intera battaglia.
Martinelli rifiuta comunque qualsiasi accostamento con la politica, rifiutando di essere definito un regista della Lega Nord: «Io ho fatto un film come Barbarossa in assoluta libertà, senza alcuna interferenza politica – chiarisce il regista respingendo l’accusa -. Faccio i film che mi piace fare, senza nessuna ingerenza. Trovo queste accuse assolutamente ridicole. La mia filmografia parla da sola. Porzus e Vajont penso dicano tutto: con ideologie diverse, affrontano temi che non hanno nulla a che vedere con questa affiliazione con Lega Nord che mi viene attribuita».
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