“Perché siamo contrari alla rimozione dei Crocifissi”
La posizione della lista civica in merito alle polemiche sulla rimozione del simbolo religioso dalle aule scolastiche
Come lista civica impegnata da sempre a favore della dignità di ciascun individuo, vogliamo riaffermare con forza il concetto di uguaglianza tra tutte le persone, secondo il vero messaggio cristiano insito nel Crocifisso.
Noi siamo per il mantenimento del Crocifisso, per tante ragioni che si discostano ovviamente da una pretesa di "superiorità religiosa, razziale e culturale" sventolata dalla parte politica della nostra amministrazione, che tradotta nel linguaggio comune non va oltre il solito ritornello “padroni a casa nostra”.
Vogliamo altresì far comprendere a chi si affanna in questo periodo a raccogliere firme per la difesa del simbolo cristiano per eccellenza, che la Croce non è solo un pezzo di legno o un gingillo o un porta fortuna, ma è il Crocifisso che muore perché tutti gli esseri umani diventino una sola famiglia, una sola cosa, senza distinzione di razza o di religione.
Come coniugare senza un certo imbarazzo questi messaggi d’amore, con le raccomandazioni alla cittadinanza intrise d’odio e di razzismo apparse nell’articolo dell’assessore Cristiano Borghi su “il filo diretto” del maggio scorso? Come unificare l’amore per Cristo che da la vita per la dignità dell’Uomo, con l’ammirazione di un neo-paganesimo nordico, che diventa motivo di orgoglio quantunque di imitazione in pittoresche celebrazioni nuziali o nei riti officiati in favore del “Dio-Po”?
La ricerca del consenso allargato attraverso strumentali e pretestuose operazioni di “marketing religioso” mette a nudo una certa povertà culturale di fondo tesa a voler rifiutare a priori ogni forma di dialogo che si proponga di superare le divisioni all’interno della società multietnica di nuova costituzione.
Povertà culturale tipica di chi non ha la forza di sostenere le proprie idee senza dover consolidare la propria popolarità attraverso un continuo affidamento ad esternazioni demagogiche. O ancor peggio per rifarsi una verginità, sposando la causa dell’impegno politico nelle tematiche ecclesiastiche sottaciute o combattute fino all’altro ieri, come dimostrato dalla raccolta di firme leghista per la cacciata dell’allora arcivescovo di Milano Card. Martini o le famose “sparate” rivolte al Vaticano che molto spesso i leader leghisti ci hanno riservato.
Povertà culturale tipica di chi non ha la forza di sostenere le proprie idee senza dover consolidare la propria popolarità attraverso un continuo affidamento ad esternazioni demagogiche. O ancor peggio per rifarsi una verginità, sposando la causa dell’impegno politico nelle tematiche ecclesiastiche sottaciute o combattute fino all’altro ieri, come dimostrato dalla raccolta di firme leghista per la cacciata dell’allora arcivescovo di Milano Card. Martini o le famose “sparate” rivolte al Vaticano che molto spesso i leader leghisti ci hanno riservato.
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