Le radici e le ali della nostra città

La riflessione del segretario del Pd Giovanni Pignataro sul polo culturale e sullo sviluppo di Gallarate: "Le nostre radici sono nel lavoro e nella solidarietà"

Riceviamo e pubblichiamo

Le radici e le ali

La scorsa settimana la nostra città è stata paragonata a Barcellona da un Ministro della Repubblica.

Nonostante l’affermazione si prestasse a qualche ironia non ho ritenuto di commentarla in nessun modo. Voglio bene alla mia città e per questo non ho intenzione di criticare un paragone evidentemente esagerato ma positivo. Vorrei invece cogliere l’occasione per riflettere su quali siano le radici di Gallarate. Quali i tratti distintivi di questa città, che significa oggi essere Gallaratese?
Non mi sembra una domanda inutile, senza radici nessun albero cresce e nessun progetto di città  può darsi. E le radici non sono prigioni, non sono rimpianto di un passato che non tornerà mai uguale, ma fondamenta. 
Per cercare una risposta non posso allora che partire dalle mie radici.  
Quando penso a Gallarate infatti mi sovviene immediatamente l’immagine di mio nonno materno, nato, vissuto e morto in questa città. Imprenditore del tessile che amava profondamente il suo lavoro e i suoi operai. Uomo di fede profonda e non sbandierata, che dedicava settimanalmente del tempo a chi aveva bisogno.
Attraverso mio nonno io, come penso moltissimi altri miei concittadini attraverso le loro storie familiari, ho conosciuto una immagine di Gallarate operosa e solidale. Utilizzando il termine in modo ampio si potrebbe dire allora che la “cultura” di Gallarate è fatta di lavoro e solidarietà. Sono queste le radici e le peculiarità che, nella diversità dei tempi, abbiamo ereditato e che dobbiamo trasmettere. Del resto il grande movimento artistico gallaratese, dal quale fra l’altro è scaturita l’esperienza della galleria di arte moderna e la nostra biblioteca, è potuto nascere sulle gambe solide di una città che produce e cerca di non lasciare indietro nessuno. La cultura in senso più stretto non è stata e non sarà da sola motore di sviluppo della Gallarate del futuro, che, in effetti non è Barcellona, Venezia, Firenze, ma, orgogliosamente, Gallarate.  
Questa riflessione sulle radici si riflette sul modello di sviluppo presente della città. Le opere delle giunte di centrodestra, dal rilancio del centro storico al ripristino del teatro Condominio sino ad arrivare alla Nuova Galleria d’Arte Moderna sono state rese possibili dal grande sviluppo urbanistico. Ciò ha comportato un dissennato sfruttamento delle aree non edificate del Comune ma ha garantito la liquidità necessaria senza gravare il bilancio comunale in termini di mutui o prestiti. Tale modo di amministrare, che ha pregiudicato pesantemente l’ambiente e la possibilità di usufruire di un territorio non compromesso da parte dei nostri figli, non potrà più sostenere il futuro a prescindere dalle pur importantissime considerazioni ecologiche. Il territorio edificabile si è esaurito e l’unica area rimasta è quella della 336. In effetti il progetto dello spostamento della biblioteca a palazzo Minoletti è uno dei primi segnali in questo senso, in quanto è finanziato attraverso l’accensione di mutuo.  
Ecco che allora per costruire un modello di sviluppo sostenibile anche in futuro bisogna cambiare e ripartire dalle radici, da lavoro e solidarietà.
Solo una città  che continui a produrre e che garantisca posti di lavoro potrà  infatti mantenere le grandi opere. Occorre allora scegliere, ad esempio, di facilitare insediamenti produttivi nel territorio e non limitare l’imprenditorialità all’edilizia, creare una rete delle imprese (non solo del commercio), aiutare a fare sistema per immaginare un futuro manifatturiero anche oltre la crisi del tessile e gestire secondo trasparenza e buon senso le società ex municipalizzate.
Solo una città  che garantisca a tutti una vita dignitosa e che crei comunità  non lasciando indietro nessuno potrà  tornare ad essere protagonista di sviluppo. Valorizzando l’enorme patrimonio di volontariato delle parrocchie e delle associazioni attraverso una reale sussidiarietà orizzontale e verticale, affrontando la sfida dell’integrazione, creando inclusione nel rispetto e non esclusione, introducendo criteri più chiari e conosciuti per l’erogazione dei servizi attinenti alla sfera del sociale. 
Per tutto questo non basta ”fare” ma occorre “pensare” e “progettare” da subito.
Il PD di Gallarate senza polemiche ma con senso di responsabilità intende ripartire dalle radici di lavoro e solidarietà: queste radici sono infatti le nostre ali. Da qui vogliamo costruire insieme a chiunque vorrà una reale alternativa per la Gallarate di domani.
                                                                                             Giovanni Pignataro
                                            
                                                                            Segretario del Partito Democratico di Gallarate
 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Dicembre 2009
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