Piccolomo si difende ma nuovi indizi lo accusano

A sorpresa, l'uomo accusato del delitto delle mani mozzate ha fatto dichiarazioni spontanee durante l'udienza al tribunale del riesame. Chiede la scarcerazione ma i nuovi fotogrammi prodotti dall'accusa chiariscono che si trovava vicino a casa della vittima quel giorno

giuseppe piccolomo carla molinari “Pippo” Piccolomo, per la prima volta, ha parlato ai magistrati. Lo ha fatto questa mattina, durante l’udienza al tribunale del riesame a Milano, di fronte ai tre giudici del collegio che dovranno decidere sulla sua richiesta di scarcerazione, motivata dall’avvocato Simona Bettiati, in virtù di una supposta mancanza di indizi tali da poterlo incolpare con certezza.
Piccolomo ha rilasciato una breve dichiarazione spontanea al termine dell’udienza dove  sostanzialmente ha spiegato le modalità con cui si è procurato i graffi in faccia, uno degli indizi più gravi che la procura gli contesta. Un messo comunale di Ispra, infatti, lo vide il giorno dopo il delitto con quei segni: la firma della vittima, secondo le accuse.
Piccolomo ha chiarito e integrato quanto aveva già in precedenza dichiarato: i graffi se li sarebbe procurati nei rovi durante una visita a un cantiere. Un architetto con cui quel giorno Piccolomo aveva un appuntamento ha tuttavia già smentito la circostanza. La tesi dell’indagato è questa:  il testimone è arrivato solo dopo che Pippo era già caduto e anche successivamente non erano mai stati a stretto contatto; dunque, il teste potrebbe non aver notato i graffi in faccia.
L’uomo sospettato del delitto della mani mozzate ha anche detto ai giornalisti, prima di entrare in aula, che si dichiara innocente. L’udienza è durata tre quarti d’ora ed è finita alle 12 e 30. Il Tribunale del riesame ha tempo fino al 22 dicembre per depositare la decisione.
Il pm Luca Petrucci ha invece spiegato di avere integrato le prove, con nuovi fotogrammi tesi ad accreditare la tesi della presenza di Pippo, nei pressi della casa della donna, quel giorno, e a confutare l’ipotesi di un complice. In particolare, l’indagato compare a Cocquio a pochi passa dalla casa della donna, intorno alle 13 e intorno alle 15. Le figlie l’hanno riconsciuto nelle immagini. E anche il fratello ha dichiarato che si era recato alle 13 e 30 a casa sua (poco distante dalla Molinari) a prendere un compressore. Insomma, per la procura, è sempre lui che compare su quei fotogrammi, mentre si sta preparando a uccidere, si aggira per la zona, compie sopralluoghi. 
Un ultimo particolare, importante, va segnalato, anche a tutela della memoria della vittima. Gli inquirenti hanno verificato le dichiarazioni di alcuni familiari che avevano sentito parlare di una relazione sentimenale tra Piccolomo e la Molinari. Ebbene, non era vero. E’ stato solo un malinteso, dovuto al fatto che una terza persona della famiglia ne aveva accennato. Ma non perchè ne sapesse effettivamente qualcosa, bensì perchè l’aveva letto come ipotesi su un giornale.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Dicembre 2009
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