“La Cgil è divisa nei vertici non nelle fabbriche”

Il segretario nazionale Susanna Camusso è intervenuto al collegio De Filippi per sostenere la mozione del segretario generale Guglielmo Epifani

Susanna Camusso segretario nazionale della Cgil è intervenuta a Varese per sostenere la mozione di Guglielmo EpifaniPotrà sembrare naturale che un segretario nazionale appoggi la mozione del segretario generale in carica, ma nel caso della scelta di Susanna Camusso le ragioni vanno ben oltre il semplice ordine di scuderia. Intervenuta a Varese, per sostenere la mozione "I diritti e il lavoro oltre al crisi" di Guglielmo Epifani, che sarà presentata al sedicesimo congresso nazionale della Cgil, la Camusso ha affrontato senza mezzi termini il momento delicato che sta vivendo il più grande sindacato italiano: la divisione interna. Erano circa dieci anni che un congresso della Cgil non si svolgeva su due documenti contrapposti. Nel 2005 erano stati i metalmeccanici ad agitare le acque congressuali. I cipputi nell’occasione si limitarono a presentare degli emendamenti al documento principale. Il sedicesimo congresso avrà invece una seconda mozione: “La Cgil che vogliamo” di Domenico Moccia (segretario generale della Fisac), firmata anche da Giorgio Cremaschi e Gianni Rinaldini (Fiom). Un documento che, secondo la Camusso, è «legittimo ma inopportuno» perché introduce una divisione inesistente nei luoghi di lavoro «ma che sta tutta in alto, nel gruppo dirigente, scaricata poi nelle fabbriche. Nessuno si puo’sentire forte se lascia indietro le altre categorie».

Il segretario nazionale difende a spada tratta il Nidil (Nuove identità di lavoro), la categoria dei lavoratori atipici. «Non si puo’ liquidare un’esperienza – spiega la Camusso– senza che su quella scelta si ragioni e ci si confronti collettivamente. Il Nidil l’abbiamo deciso tutti noi, insieme e congressualmente, non all’interno di una stanza».

Susanna Camusso segretario nazionale della Cgil è intervenuta a Varese per sostenere la mozione di Guglielmo EpifaniIl pensiero e la parola in un’assemblea della Cgil non possono non toccare i fatti di Rosarno e la rivolta degli immigrati strumentalizzata dall’ndrangheta. Una semplice condanna, astratta e generale, alla Camusso però non basta. In ballo ci sono i diritti fondamentali dei lavoratori, calpestati e ridotti a carta straccia. «Nel nostro Paese c’è lo schiavismo e nelle campagne si  lavora in stato di schiavitù. Non si puo’ liquidare come un tema di ordine pubblico, c’è una responsabilità reale, concreta, delle regioni, dei comuni e degli imprenditori che sfruttano  questa manodopera». Condivide il pensiero del cardinale Dionigi Tettamanzi  in tema di immigrati: «All’inizio si coglieva meno, perché  non c’era la crisi. Gli va riconosciuta coerenza e attenzione».

La Camusso alza lo “sguardo” e prova a suggerire una soluzione praticabile, con una prospettiva realistica che non riduca gli spazi di democrazia e riporti il lavoro e la contrattazione al centro della vita dei lavoratori. «C’è troppa rassegnazione tra le persone e per invertire questa tendenza occorre indicare al Paese dove andare, tenendo conto dell’Europa. Una prospettiva c’è». Sarà a un caso, ma alle sue spalle il megaschermo proietta una foto di Vittorio Foa e una frase: “Pensare agli altri, oltre che a se stessi. Pensare al futuro, oltre che al presente".

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Pubblicato il 11 Gennaio 2010
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