Martini: “Dobbiamo essere tenaci nel dialogo”

Il cardinale è intervenuto all'inaugurazione della mostra "I giusti dell'Islam": un appello al confronto tra "persone di buona volontà"

Regnava il silenzio in sala, mentre il cardinale si muoveva da un pannello all’altro della mostra “I giutsi dell’Islam”: la presenza di Carlo Maria Martini ha richiamato un folto pubblico all’Istituto Aloisianum di Gallarate, dove il prelato risiede da oltre due anni. «Dobbiamo essere tenaci, senza farci spaventare dalle difficoltà», ha esortato Martini, parlando in prima persona plurale. Un invito a proseguire sulla strada del dialogo nonostante le fatiche: «Il dialogo oggi in Italia è abbastanza difficile», riconosce addolcendo appena con un avverbio la realtà fatta di ostilità verso il confronto tra fedi e culture diverse. Il confronto tra le fedi è uno dei temi che ha sempre contraddistinto Martini, dalla lunga esperienza alla guida della diocesi di Milano al soggiorno in Terra Santa, dove ha dedicato gli ultimi anni alla preghiera per la pace. Proprio ad una esperienza in Israele/Palestina è andato il suo pensiero, ancora una volta, quando ha ricordato l’esperienza dei «family group, gruppi di persone che hanno visto parenti uccisi per la violenza del conflitto, e che anzichè ritirarsi nel dolore si confrontano e ragionano sulla riconciliazione, sulla pace, sulla mutua consolazione».

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Commentando brevemente la mostra sui “Giusti dell’Islam” (i musulmani che salvarono ebrei durante la persecuzione nazista), Martini ha chiamato «giusti» i presenti alla serata: una occasione di dialogo molto franco che ha visto confrontarsi due giovani delle Comunità ebraica e islamica di Milano, oltre al curatore della mostra Giorgio Bernardelli, davanti ad un pubblico con una folta presenza della comunità islamica locale. Daniele Nahum, della comunità ebraica, ha insistito in particolare sul confronto tra culture e religioni nello spazio della laicità, mentre Ibrahim ‘abd an-Nur, della comunità islamica, ha affrontato in più passaggi il nodo dell’interpretazione della scrittura, Bibbia e Corano, e i rischi della strumentalizzazione del fatto religioso e del fondamentalismo. Su tutto, l’invito ad affrontare il tema del confronto tra religioni distinguendolo dai singoli contesti politici e culturali, spesso fuorvianti, eppure spesso radicati nel sentire della gente comune. «Non guardiamo a singoli episodi – aveva sintetizzato Martini – ma agli esempi positivi di persone di buona volontà».

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Pubblicato il 22 Gennaio 2010
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