“Nessuna sostanza pericolosa nella lavorazione delle pelli”
Lo sostiene una nota dell’Unione Nazionale Industria conciaria che propone un parere tecnico, in riferimento al caso della Ex Fraschini
“Escluse presenze sensibili e pericolose nella lavorazione delle pelli”. Una nota dell’UNIC Unione Nazionale Industria conciaria, vuole puntualizzare sulla situazione nell’area “Ex Fraschini” dopo gli articoli scritti anche da varesenews sulla zona. Si tratta di un’industria dimessa al centro di una polemica mossa dai residenti a partire da qualche anni fa: i cittadini della zona, a cavallo tra Brenta e Cittiglio, in Valcuvia, lamentavano una grande puzza dovuta ad alcune vasche contenenti imprecisati liquidi da cui si levavano i miasmi. E poi il rischio ambientale dovuto all’impiago di sostanze pericolose per la lavorazione delle pelli nella vicinanza di un corso d’acqua (Boesio) e di falde acquifere. Per suffragare questa tesi, vennero anche prodotte dal comitato dei cittadini nel frattempo costituitosi relazioni dell’Agenzia regionale per l’ambiente. I documenti, che risalgono al febbraio 2008, parlano della presenza, nei carotaggi effettati, anche di sostanze come il cromo. La vicenda arrivò anche in parlamento con un’interrogazione del parlamentare varesino della Lega Marco Reguzzoni.
Proprio questa “interrogazione di Reguzzoni – si legge nella nota Unione Nazionale Industria conciaria – presentata al Ministro dell’ambiente nella quale si sostiene che la forte contaminazione dei terreni e delle acque in falda è addebitabile ai metalli impiegati nei processi di concia, ci spinge ad inviarvi l’allegato parere della Stazione Sperimentale Pelli che esclude presenze sensibili e pericolose”.
Il documento, inviato dall’ente che ha sede a Napoli specifica l’oramai disuso nella lavorazione delle pelli di sostanze come il mercurio (“riguarda una lavorazione ai margini della produzione conciaria e con impatto da considerarsi trascurabile”) e l’arsenico (“abbandonato fin dall’inizio del secolo scorso con la diffusione del meccanismo di concia al cromo trivalente e la disponibilità commerciale di composti battericidi ad azione specifica”).
”Pertanto – conclude la nota – fatte asalve alcune lavorazioni molto specifiche, di limitata portata e già da tempo abbandonate, si ritiene di poter escludere l’utilizzo intenzionale di composti del mercurio e dell’arsenico nella lavorazione conciaria”.
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