Una mostra per Mario Pelargonio, il rappresentante-pittore
A Villa Delfina due giorni di antologica dedicata ad un importante rappresentante dell'arte gallaratese, protagonista del dibattito negli anni 50
Mario Pelargonio ha segnato e caratterizzato, con il suo realismo lirico, un tratto non breve del percorso artistico delle arti visive della città di Gallarate.
Per questo la mostra dedicata a lui a villa Delfina, un’antologica anche se contenuta, rappresenta un
fatto importante: ricorda uno dei protagonisti dell’impegno e delle dispute artistiche degli anni ‘50 e offre a quanti amano l’Arte un’occasione, probabilmente irripetibile, di ammirare il suo stile e le sue opere, poiché, se si eccettuano le tele in mostra, oggi esse sono in gran parte disperse in collezioni private e ormai difficilmente rintracciabili. L’inaugurazione della mostra, organizzata dall’associazione “Vivere Crenna”, si terrà sabato 6 febbraio 2010 alle ore 17.00 in Villa Delfina, in Via Donatello, a Crenna.
fatto importante: ricorda uno dei protagonisti dell’impegno e delle dispute artistiche degli anni ‘50 e offre a quanti amano l’Arte un’occasione, probabilmente irripetibile, di ammirare il suo stile e le sue opere, poiché, se si eccettuano le tele in mostra, oggi esse sono in gran parte disperse in collezioni private e ormai difficilmente rintracciabili. L’inaugurazione della mostra, organizzata dall’associazione “Vivere Crenna”, si terrà sabato 6 febbraio 2010 alle ore 17.00 in Villa Delfina, in Via Donatello, a Crenna.Pelargonio, figura d’altri tempi, dall’atteggiamento distinto e signorile, con innata bonaria e pacata autorevolezza, ha vissuto di colori, diviso fra tecnica ed arte.
La sua vera professione era di far conoscere e offrir i colori per tessuti, prodotti da Acna e Montedison, all’industria tessile; inoltre, come chimico esperto di tintoria, di dimostrare qualità e tecniche per ottenere il miglior risultato dei prodotti che proponeva. Riforniva di colori, oltre a numerose aziende della Provincia, le più note industrie cotoniere e tessili della città, dal Cotonificio Bellora alla Maino e alla Cesare Macchi. La serietà del suo impegno e la sua signorile delicatezza nei rapporti di lavoro gli era valsa la cordiale amicizia degli stessi dirigenti e proprietari di queste industrie; industrie che peraltro hanno fatto la storia produttiva e sociale della Gallarate del primo Novecento.
La sua vera professione era di far conoscere e offrir i colori per tessuti, prodotti da Acna e Montedison, all’industria tessile; inoltre, come chimico esperto di tintoria, di dimostrare qualità e tecniche per ottenere il miglior risultato dei prodotti che proponeva. Riforniva di colori, oltre a numerose aziende della Provincia, le più note industrie cotoniere e tessili della città, dal Cotonificio Bellora alla Maino e alla Cesare Macchi. La serietà del suo impegno e la sua signorile delicatezza nei rapporti di lavoro gli era valsa la cordiale amicizia degli stessi dirigenti e proprietari di queste industrie; industrie che peraltro hanno fatto la storia produttiva e sociale della Gallarate del primo Novecento.Nel tempo libero i colori lo affascinavano per le emozioni e la poesia che essi sanno suscitare quando vengono distesi con Arte sulla tela. Egli riusciva a fissare dal vivo le impressioni che la luce diffonde ora su un fiore, ora in un paesaggio o su un volto. Sapeva trasformare quell’istante in una bellezza che non si spegne quando torna il buio e intendeva rendere tutti partecipi di quel piacere.
Riversava nella sua opera la semplicità e la trasparenza del suo vivere di ogni giorno. I suoi quadri rivelano un mondo fatto di una natura umile, di fiori e frutti che si possono vedere in ogni casa; invitano
a guardare le cose semplici, ad immergersi, con lo sguardo attento, nelle loro pieghe più riposte per coglierne il fascino e la magica bellezza.
a guardare le cose semplici, ad immergersi, con lo sguardo attento, nelle loro pieghe più riposte per coglierne il fascino e la magica bellezza.Scorrendo il panorama delle arti figurative del Novecento a Gallarate il suo nome compare in un momento significativo della storia dell’arte, quello dell’immediato dopoguerra, in cui cambiano gusti ed indirizzi che poi si diffondono celermente ovunque.
Pelargonio si pone nel mezzo fra le figure di Falzoni e Magrotti, che lo precedono anagraficamente (il primo con il suo verismo narrativo, espresso in un acquerello sciolto quasi gestuale, il secondo con il suo vedutismo romantico) e le figure più giovani ed innovative di Gimmy Longhi (che nel paesaggio riecheggia De Pisis ), di Silvo Zanella (ancor più aperto ad esperienze nuove, più libero di spaziare in un simbolismo del tutto personale) e di Emery (rivolto verso un informale dai colori cupi).
È nelle dispute sull’Arte di quel periodo che Mario Pelargonio appare come protagonista e acerrimo difensore del realismo e della tradizione, fedele alla sua poetica e alla sua sensibilità per il semplice e naturale.
La sua opera si colloca come tassello indispensabile per completare e comprendere l’evolversi e il succedersi dei gusti nella pittura, che ci hanno lasciato gli artisti ormai scomparsi nel Novecento a Gallarate.
Mario Pelargonio
Villa Delfina, via Donatello, Crenna di Gallarate
Orari di apertura della mostra:
Villa Delfina, via Donatello, Crenna di Gallarate
Orari di apertura della mostra:
Sabato 6 febbraio ore 17,00–19,00
Domenica 7 febbraio ore 10,00-13,00 14,00-19,00
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