Chopin al Salone Estense
Il pianista russo Alexei Volodin, in concerto per la Stagione Musicale Comunale domenica alle 21, dedica la serata al grande compositore, a 200 anni dalla nascita
Come un martello, ma con la precisione di un metronomo.
Alexei Volodin – il pianista russo scelto in corsa dalla Stagione Musicale Comunale per sostituire Krystian Zimerman – sembra vivere in un mondo tutto suo. Protagonista domenica 21 alle 20.30 al Salone Estense (biglietto a euro 18; validi anche quelli acquistati per il concerto annullato del 31 gennaio), il giovane di San Pietroburgo presenterà un programma interamente dedicato a Fryderyk Chopin nei 200 anni dalla nascita.
Quattro Improvvisi, la Barcarola in fa diesis maggiore op. 60, la Polacca-Fantasia in la bemolle maggiore op. 61, tre Mazurche op. 59. E quella Sonata in si minore op. 58 che di tanti artisti fu croce e delizia. L’ultima delle tre sonate di Chopin: dal piglio eroico, capace di guardare alla tradizione con il gusto della novità, ricca di baldanza e introspezione. Virtuosa come tutti i brani più belli del compositore polacco.
Classe 1977, riconosciuto nel mondo grazie ad una tecnica smagliante ed il colpo deciso e fermo in Johann Sebastian Bach, Alexei è cresciuto alla corte di Chaklina e Zelikman alla Scuola di Musica Gnessin per spiccare poi il volo nel 1994, al Conservatorio di Mosca, nei corsi di perfezionamento di Elisso Virsaladze. Per circa un anno studia anche alla Theo Lieven International Piano Foundation a Como, vivaio di alcuni fra i maggiori talenti del concertismo moderno. Nel 2003 l’inizio della carriera con la vincita del Concorso Géza Anda di Zurigo. In quel preciso istante, Volodin si trasforma: la passione per la musica diviene venerazione; lo studio, stile di vita; l’interpretazione, una sorta di metodo analitico del proprio subconscio.
Guardandolo non lo si direbbe, eppure Volodin appartiene in pieno a quella scuola russa che ha dato forma al genio di Grigory Sokolov. Musicisti che sembrano incarnare la maledizione dell’eroe romantico, ma quasi gelidi nell’affrontare il loro percorso musicale. Così Alexei dice che «Gli interpreti e i geni, con il passare degli anni, sono diversi: ad essere sempre la stessa, invece, è la musica».
Ispirato dal Rachmaninov pianista, tempo fa aveva dichiarato che «La finalità dell’interprete non è quella di strappare l’applauso o infondere entusiasmo nel pubblico, ma di essere sempre responsabili. Perché un pianista non può staccare la spina e andare in vacanza: studiare la musica, farla propria e tradurla all’ascoltatore richiede tutto se stesso».
Se proprio volete che Volodin vi stupisca, chiedetegli cosa è per lui il sacrificio:«Parlare di calcio con gli amici».
Il resto è gioia: suonare, ascoltare jazz, spulciare nella sua collezione di cd, puntare ad un’arte che possa essere magistrale. E lo è a tal punto da marcare a fuoco le sue performance: dal debutto al Théatre des Champs-Elysées di Parigi, nel 2005, alle incisione dedicate a Ludwig van Beethoven.
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