Sindacati di base sotto la prefettura nel giorno dello sciopero
L'astensione di 4 ore dal lavoro indetta da numerose sigle che si riuniranno per rendere visibile la protesta in un presidio, venerdì 12 marzo
Culminerà con un presidio davanti alla prefettura di Varese alle 9 la mezza giornata di sciopero indetta per il prossimo venerdì 12 marzo dai sindacati di base Cobas, Sdl intercategoriale, Rdb e Cub di Varese. Qui di seguito le ragioni dell’astensione dal lavoro a difesa dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori che tutela il posto di lavoro nelle aziende al di sopra dei 15 dipendenti messo in seria discussione dalla recente legge "collegato lavoro" voluta dal ministro Sacconi.
La Legge “Collegato Lavoro” garantisce nuove tutele per le aziende ai danni dei lavoratori: più difficile vincere cause di lavoro, impugnare licenziamenti ingiusti, ottenere giusti risarcimenti.
Particolarmente garantite le aziende che fanno ricorso massiccio allo sfruttamento del lavoro precario. Diventa legge la possibilità di derogare ai contratti collettivi di lavoro nazionali, “certificando”, tramite commissioni, i contratti individuali contenenti clausole peggiorative: viene limitata la giurisdizione del giudice e si incentiva il ricorso all’arbitrato.
La trappola del dl. 1167. Esso prevede (art. 33, comma 9) che al momento di sottoscrivere un contratto di lavoro davanti a una delle tante commissioni locali cui è attribuito il compito di certificare se il contratto stesso definisce un’occupazione alle dipendenze oppure un lavoro autonomo (tipo collaboratore a progetto), di durata determinata oppure indeterminata e altre condizioni, il lavoratore deve compiere una scelta drastica:
il lavoratore deve aderire, o rifiutare, un compromesso con il quale s’ impegna, nel caso sorgano future controversie di lavoro, a rinunciare al ricorso al giudice a favore di una procedura di arbitrato o di conciliazione. Dei quali, stante lo squilibrio socio-economico che sussiste tra le due parti, si può agevolmente prevedere l’esito. Tanto che la Corte costituzionale si è più volte pronunciata contro il ricorso all’arbitrato nelle controversie di lavoro.
Stante questo dispositivo introdotto dal dl. 1167, il ricorso alla giustizia del lavoro diventerà un lussuoso rischio che pochi lavoratori potranno permettersi. In ogni caso il lavoratore che volesse correre il rischio, troverà un giudice con le mani legate. Questo perché, al potenziamento dell’arbitrato fa riscontro il depotenziamento del giudice. Difatti l’art. 32 (commi 1 e 2) del disegno stesso statuisce che il giudice, a fronte di una controversia di lavoro, deve limitarsi unicamente a stabilire se il contratto tra il datore di lavoro e il lavoratore sia stato stipulato in forma legittima o no. La nuova legge gli vieta espressamente di intervenire in merito a valutazioni tecniche, organizzative e produttive. In tal modo la possibilità per il giudice di esercitare giustizia, e per il lavoratore di ottenerla, è definitivamente ostacolata.
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