I piccoli imprenditori “mollano” la politica
Mancano poco meno di tre settimane al battesimo della nuova federazione nata dal «patto del Capranica». Un incontro a Malpensafiere, organizzato da Confartigianato e Cna, ha rimesso al centro la questione dell'autonomia dai partiti
C’è grande agitazione sotto il cielo delle piccole imprese. La più grave crisi del manifatturiero, dal dopoguerra a oggi, ha rimesso in discussione tutto: la rappresentanza associativa, l’identità politica, il rapporto con l’informazione, persino il linguaggio. A Malpensafiere, durante la tavola rotonda “Piccoli la pancia del Paese”, dal titolo del libro del giornalista del “Corriere della Sera” Dario Di Vico e organizzata da Confartignato e Cna, è venuta fuori un’immagine simile a un quadro di Pollock, ovvero complessa.
Di questi tempi, per i micro e piccoli imprenditori non c’è una via certa da seguire. Nemmeno la vicinanza a parole della Lega Nord, la prima forza politica che si è fatta interprete delle loro istanze, è riuscita ad evitare negli ultimi due anni la morte di 2.891 imprese artigiane in provincia di Varese.
Sollecitato da Marco Alfieri, giornalista del “Sole 24ore” e moderatore dell’incontro, Giorgio Merletti, presidente dell’Associazione artigiani, ha messo in chiaro fin da subito che la «rappresentanza non è in crisi, gli iscritti sono aumentati e i sistemi associativi hanno retto bene all’urto». Di certo, a livello nazionale, c’è solo il «patto del Capranica», dove cinque associazioni di rappresentanza di artigiani e commercianti hanno siglato una nuova alleanza per contare di più al tavolo delle decisioni; mentre sul territorio si sperimentano progetti comuni con i cugini della Cna. «Stiamo facendo dei ragionamenti insieme per il settore della meccanica, che sta ripartendo lentamente – ha detto Merletti -. Cerchiamo di aggregare aziende per farle lavorare insieme. Nel frattempo, aspettiamo delle risposte dal governo, sarò pessimista, ma non arriveranno».
La poca fiducia nel sistema politico dei piccoli imprenditori è misurabile anche dal desiderio di “emancipazione” delle associazioni dagli stessi partiti. Fausto Cacciatori, presidente regionale della Cna, non si offende se lo si definisce «imprenditore rosso». Ma Capranica rimette al centro gli interessi dei piccoli imprenditori, non le identità, e lui da tempo ha abbandonato il collateralismo politico. «Questa federazione che andiamo a costruire (Roma 10 maggio, ndr) – ha aggiunto Cacciatori – avrà successo quanto più saremo autonomi dalla politica. Occorre chiudere con categorie che appartengono al passato».
Al passato appartiene anche una vecchia questione, quella meridionale, che in questo processo di cambiamento non si puo’ ignorare. «La classe dirigente deve dire al sud come uscire da una trappola in cui si è cacciato da 150 anni perché i meridionali da soli non se la caveranno mai». Paolo Feltrin, docente di Scienza della politica dell’università di Trieste, sa di aver fatto una provocazione nel cuore della brughiera lombarda. E la pancia del nord si è messa subito a brontolare. Come dire: la questione meridionale se la sbroglino i meridionali.
Il libro di Di Vico “Piccoli, la pancia del Paese” (Marsilio Editore), per dirla alla Feltrin, è solo «Nord, nord, nord e ancora nord». Il giornalista del “Corriere della Sera” è consapevole che la sua è una narrazione necessariamente monca e che dentro quel libro c’è solo un pezzo del Paese. «Io sono meridionale e ho rifiutato di andarlo a presentare al sud perché il mio libro al sud non ha senso».
Il suo merito è di avere iniziato a raccontare il mondo delle piccole imprese dalle colonne di un grande giornale nazionale e di averlo fatto avendo a disposizione, fino ad allora, solo anonime comparse.
Forse, dopo il 10 maggio, Di Vico inizierà a raccontare una nuova storia.
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