Il Circolo della Memoria compie un anno

È già tempo di bilanci per il Circolo che accoglie malati di Alzheimer nella fase iniziale della patologia, quando ancora c'è spazio per amicizia e collaborazione

Ha compiuto un anno il Circolo della memoria di Comerio. In tanti erano riuniti per festeggiare questa piccola e preziosa realtà che ha subito ricevuto consensi, tanto che altri comuni hanno richiesto iniziative analoghe: « Purtroppo non riusciamo a soddisfare tutte le domande – ha spiegato Agnese Zoia, una delle responsabili – Il bisogno è tanto».
 
Il Circolo di Comerio è frequentato da una decina di persone all’inizio della malattia di Alzheimer, quando ancora è possibile intervenire con la riabilitazione: «È soprattutto una questione di socialità. Di trovarsi e sentirsi a proprio agio, senza giudizi o pregiudizi».
 
Alla festa erano presenti anche il presidente dell’AIMA Ferruccio Zuccaro e il suo vice Aldo Bono, oltre a medici, consiglieri e volontari che frequentano il Circolo.
Nella sede si ritrovano due volte alla settimana, il martedì e il giovedì, dove i pazienti sono coinvolti in attività fisiche ma anche in giochi cognitivi per mantenere viva l’attenzione.
Li seguono alcuni volontari e un’animatrice, la dottoressa Laura Fornasiero.
Il Circolo, che ha sede nel salone Polivalente del Comune di Comerio, raccoglie pazienti di Comerio ma anche dai comuni limitrofi proprio per la capacità di dare una risposta ai primi disagi, quando ancora l’Alzheimer lascia spazi per stringere amicizie e collaborazioni.

 
Il Circolo della Memoria nasce a Comerio grazie ad AIMA VARESE esattamente un anno fa. È stato inaugurato il 4 aprile del 2009 per poter offrire agli ammalati di Alzheimer, durante la prima fase della patologia, e alle loro famiglie un servizio che potesse alleggerire i disagi legati a questa malattia e che potesse limitarne i danni sui soggetti, sia sul piano fisico, cognitivo che psicologico.
 
«Io – ha dichiarato Laura Fornasiero – ho avuto l’opportunità, in veste di educatrice di attivare e gestire un progetto che a distanza di un anno ha dato i suoi frutti.
La finalità principale è stata quella di creare un contesto dove gli ammalati si potessero riunire il pomeriggio, due volte a settimana, per svolgere attività diverse atte al miglioramento delle capacità dei singoli individui».
 
Le proposte terapeutiche vengono svolte su due filoni principali: il martedì attività specifiche della sfera cognitiva, il giovedì attività di ambito psicomotorio. 
Nello specifico , nelle aree di tipo cognitivo si stimolano, tramite schede ed esercizi, gli aspetti legati alla logica, alle capacità legate al linguaggio scritto e verbale, alle capacità di tipo matematico con un’attenzione particolare alla gestione e al riconoscimento del denaro.
Inoltre sistematicamente vengono eseguiti esercizi per migliorare le competenze nelle mnemotecniche, nella rievocazione di eventi del passato (memoria a lungo termine) e nel ricordo di eventi recenti (memoria a breve termine), i più difficili da verbalizzare.
Una tematica costante è lo stimolo all’orientamento temporale e spaziale, con strategie e tecniche derivate dalla Terapia di Orientamento alla Realtà (ROT).
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« È proprio la relazione il punto forte del circolo della memoria – ha ricordato la dottoressa Fornasieri – grazie ad essa, in questo contesto, tutti vengono con costanza e gioia, migliorando notevolmente il tono dell’umore e il relativo benessere. Tale dato è stato confermato anche dai parenti, degli ammalati e anche dai test specifici somministrati dalla Dott.sa Morelli Cristina, medico in psicologia clinica consulente dell’AIMA, che trimestralmente monitora i pazienti».
 
«Quest’attività dopo un anno di lavoro si è rivelata utile agli ammalati e ai parenti. I risultati e l’efficacia riscontrati vanno oltre quelli sperati. Un intervento di tale successo dovrebbe creare i presupposti per poter allargare e proporre in altre realtà territoriali “il circolo della memoria”, vista la diffusione sempre più massiccia di questa patologia. Sarebbe utile aumentare i servizi di questo tipo, proprio durante questo   stadio della malattia, dove i servizi di aiuto concreto sono meno frequenti. Paradossalmente è proprio in questa fase, dove gli ammalati sono ancora consapevoli dei loro deficit, che la persona vive il suo stato con maggior angoscia e disperazione. “Camminare” insieme a qualcuno che ci capisce o che è come noi, può lenire le difficoltà che quotidianamente incontreremo».

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Pubblicato il 12 Aprile 2010
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