Il vulcano è “costato” 1,7 miliardi di dollari
Questa è la cifra del minore ricavo delle compagnie aeree causato dall'eruzione. Gli scali italiani chiedono al governo lo stato di crisi
Le polveri del vulcano Eyjafjallajökull sono costate care per alle compagnie aeree. In sei giorni si parla di minori ricavi per 1,7 miliardi di dollari. Lo stima la Iata, l’organizzazione mondiale dei vettori. Dal 17 al 19 aprile la perdita è stata di 400 milioni di dollari al giorno. «La portata di questa crisi – afferma il ceo Giovanni Bisignani – è superiore all’11 settembre, quando lo spazio aereo Usa fu chiuso per tre giorni».
Nel frattempo Assotrasporti ha chiesto lo stato di crisi degli scali italiani al Governo. Le motivazioni sono di una duplice natura. In primo luogo i mancati ricavi dovuti allo stop dei voli, poi i costi per l’assistenza dei passeggeri rimasti a terra senza una sistemazione. Nella giornata di ieri, martedì 20 aprile, i rappresentanti degli aeroporti si sono riuniti a Bologna: come prima decisione è stata inoltrata una richiesta al governo “per concordare le modalità attraverso le quali poter rientrare dai gravi danni economici sopportati”.
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