Un direttore soave e baloss
Di Pierfausto Vedani
Il rischio che l’incontro scivolasse sul piano inclinato del reducismo effettivamente c’era, ma i contenuti e il taglio dell’adunata- proposta dal direttore generale Walter Bergamaschi agli “ex” dell’ospedale di Circolo, a chi ci lavora oggi e anche ai cittadini – erano rivolti anche al presente e al futuro di una istituzione che finalmente vuole marciare spedita senza perdere la memoria di un passato luminoso, di una cultura medica e assistenziale di grande profilo, senza lasciare nel cassetto valori e sensibilità che appunto fecero del “Circolo” una istituzione amatissima dai varesini.
Dal nostro ospedale negli ultimi anni la città si è allontanata non gradendo la totale occupazione a livello gestionale, prevista dalle nuove leggi, da parte della politica. Anni di malumori e di disaffezione sono stati però attenuati dal buon lavoro svolto da Bergamaschi, inviato davvero speciale della Regione Lombardia a rimediare guasti dovuti a predecessori, certamente preparati ma non portati al recupero psicologico di una comunità molto legata, anche nella sanità, a tradizioni e ottime abitudini.
Uomo del dialogo, Bergamaschi ha pazientemente voluto conoscere, capire e rispettare. E oggi chiede l’ amicizia e la collaborazione della città attraverso una fondazione che permetterà appunto ai varesini di partecipare di nuovo alla vicenda dell’ospedale come avevano fatto nel secolo scorso.
La serata al De Filippi è stata scoppiettante, vivace, divertente, con vecchi primari e dirigenti scatenati, con tanti ex dipendenti e amici del Circolo felici di respirare aria nuova. I miei colleghi giornalisti hanno fatto un eccellente lavoro con filmati e interviste in diretta. Io invece, avendo accolto l’arrivo a Varese di Bergamaschi con una certa freddezza – aveva il torto di non essere varesino ed ero stufo di vedere stranieri incapaci di capire la nostra storia – ho pagato il conto di una previsione errata: infatti, soavemente, quel baloss di direttore ha ricordato la mia valutazione negativa e così mi sono preso qualche divertente cannonata proprio dal mio adorato clan bosino presente in sala. C’è sempre qualcuno che va in soccorso dei vincitori.
In realtà da tempo apprezzo, come molti altri, strategie e operato del direttore, ma non vengo mai meno al mio dovere di giornalista. A Natale, per esempio, considerata la vantata eccellenza del nuovo monoblocco, a Walter Bergamachi ho regalato un ombrello.
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