Il Comune “regolarizza” i coltivatori
Agricoltura a Busto Arsizio? Sì grazie. Un accordo fra Palazzo Gilardoni e 16 diversi soggetti che ne coltivavano la terra dà un riconoscimento formale al settore primario in città
C’era due volte l’agricoltura a Busto Arsizio. C’era un tempo, quando tutti si muovenvano a piedi, al più in carretto, e i cavalli attraversavano i vicoli dei centri storici; quando l’industria già "tirava" ma in tanti avevano ancora l’orto o il campo ai margini dell’abitato. Quando a Busto si faceva il vino, e si zappava una terra avara e difficile, dalle magre rese. Poi fu l’urbanizzazione, e, almeno in apparenza, la fine di un intero settore, cui venivano via via a mancare non solo l’interesse economico, con l’aprirsi dei mercati e delle comunicazioni motorizzate, ma lo stesso spazio fisico in cui esercitare.
In realtà, l’agricoltura bustocca c’è ancora: è solo uscita dall’attenzione pubblica. E non è certo tenendosi sulle strade principali affollate di condomini e capannoni che si può cogliere quanto resta (poco, purtroppo)delle antiche campagne. Il Comune possiede ancora terreni agricoli in quantità. Terreni che da tempo immemore sono coltivati da agricoltori, e che nelle scorse settimane si è provveduto a mettere "in regola".
Spiega i provvedimenti il vicesindaco Giampiero Reguzzoni.
«È un dato di fatto: in questo Comune l’agricoltura c’è ancora. Con questi contratti andremo a definire la posizione di sedici agricoltori, tutelando noi come ente, e loro come coltivatori. In passato per decenni hanno lavorato le terre del Comune, spesso senza titolo, versando canoni volontari. I contratti agricoli er le loro caratteristiche risultavano penalizzanti anche per l’amministrazione, così abbiamo contattato l’associazione di categoria e fatto dei contratti in deroga che vanno a definire canoni corretti. Ma la cosa a mio parere più importante, e che merita di essere sottolineata» continua il vicesindaco e assessore all’urbanistica «è che si riconosce formalmente che in città esiste tuttora un’agricoltura come attività economica e d’impresa. Ci tornerà anche utile per il controllo del territorio, nel senso ad esempio degli sfalci delle infestanti, su tutte l’ambrosia. Questo può essere un progetto pilota, nel senso che altri Comuni potrebbero prendere spunto dalla soluzione adottata per Busto; la provincia del resto, con il Piano di coordinamento territoriale provinciale, ha identificato le aree da preservare come agricole». Un tema su cui l’assessore provinciale Specchiarelli aveva rilanciato ancora di recente. E in futuro, aggiunge Reguzzoni, non è detto che non si introducano «ragionamenti ulteriori» con i coltivatori, riguardo ad esempio alle colture.
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