Quei piccoli particolari che fanno una grande differenza
Stefano Zanini legge così la vittoria di Basso: "Tutta meritata, e vi spiego perché"
Oggi avrei dovuto essere a Verona, per l’ultima tappa del Giro, a bordo dell’ammiraglia della mia Footon-Servetto, e invece mi ritrovo a Gorla dove sono andato a vedere una gara della categoria "giovanissimi": bella e divertente, ma non proprio la stessa cosa. Non preoccupatevi però, non sono stato licenziato in corsa: semplicemente la mia schiena si è bloccata qualche giorno fa e io ho dovuto abbandonare la carovana rosa, tra le prese in giro del mio amico Roberto Bof o di Dario Andriotto, che a differenza mia è arrivato in fondo alla corsa… e pure in bicicletta.
Vabbé, prendiamo e portiamo a casa, perché oggi il protagonista non sono io ma Ivan Basso: a quattro anni di distanza Ivan ha rivinto il Giro ed è un’impresa tutta meritata, ci mancherebbe altro.
Primo perché nel ciclismo non ti puoi inventare nulla, secondo perché Basso ha messo a frutto le sue doti – perché in questo caso sono doti – di pignoleria, precisione, puntiglio. Due esempi: lo avete visto tutti in questi giorni: appena Ivan taglia il traguardo si copre più di uno sciatore e si mette il cappello di lana anche per il Processo alla Tappa. E poi, di recente, l’ho incontrato a una cena sociale di una società della nostra zona: mentre il ristorante offriva qualsiasi cosa, lui si è fermato alla pasta in bianco e a una bistecchina ai ferri, anche lontano dalle corse. Particolari piccoli ma costanti, immancabili: sembrano dettagli ma alla lunga fanno tutta la differenza del mondo.
Un’altra delle chiavi della vittoria di Ivan è il lavoro della sua squadra: dopo la tappa dell’Aquila avevo commentato quel disastro con parole dure, ma da allora la Liquigas ha tenuto una tattica giusta e intelligente, meritandosi un voto positivo. Da direttore sportivo, e cercando il pelo nell’uovo, potrei fare solo un appunto: lasciare andare in fuga Nibali sulla discesa del Monte Grappa è stato un piccolo azzardo. Fosse rimasto con Evans, Scarponi e Basso, forse Ivan avrebbe guadagnato subito quel terreno che lo separava dalla maglia rosa.
Pace, è solo un appunto, quindi torno a guardare in casa mia: non abbiamo centrato grandi risultati ma nel complesso siamo soddisfatti: per 11 giorni siamo stati la seconda squadra più giovane del Giro e fin da subito siamo stati colpiti dalla sfortuna. Il nostro uomo per la classifica, Eros Capecchi, è caduto due volte nelle prime tappe e si è ritirato, da lì in poi abbiamo perso altri pezzi tra malattie e sfortuna, prima della defezione anche del ds, cioé io… Però va bene così: abbiamo animato qualche fuga e fatto esperienza. Quindi spero di potervi raccontare qualche risultato dei miei ragazzi nei prossimi appuntamenti con voi lettori: intanto, buona maglia rosa a tutti.
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