Il mondo è nel pallone, tocca alla Nigeria
Paola Paraluppi da Abuja ci racconta l'atmosfera vissuta nel paese delle Super Aquile prima e dopo le partite di questo Mondiale 2010
Altra puntata della serie: “Il Mondo nel pallone”. Dopo Spagna, Francia, Inghilterra, Sud Africa, Brasile, Algeria e così via, ecco un contributo da un’altra nazione africana, delusa da questo mondiale 2010: la Nigeria, raccontata da Paola Paraluppi, giovane varesina nel Paese delle Super Aquile per amore e per lavoro.
Nigeria (di Paola Paraluppi da Abuja) – Sono mesi che la città aspetta questo evento: grandi cartelloni pubblicitari e schermi giganti si vedono ovunque, dai centri commerciali ai parchi principali. I Nigeriani non si perdono una sola partita, per loro questo campionato vale di più di una semplice coppa e benché la delusione per essere stati eliminati sia grande, l’orgoglio di vedere l’Africa riflettersi in tutte le tv del mondo li consola molto.
Ad Abuja, gli italiani rimasti dopo la fine delle scuole non sono molti. La maggior parte delle famiglie ha salutato la Nigeria per fare ritorno a casa, e i pochi presenti all’appello seguono i mondiali di calcio in Sud Africa con grande interesse. Per noi, vedere la partita tutti insieme è doveroso, quasi una questione d’onore. A casa tua o a casa mia, questo non importa, si escludono però i bar e le zone neutre: serve l’intimità di una casa per dare sfogo alle passioni del calcio GUARDATO!
Così si ricrea quell’atmosfera da circolino, dove il tuo vicino di sedia è un amico, dove si commentano tutte le azioni e i gol si accompagnano con gesti esagerati e gridolini strozzati in gola. Senza freni insomma. Fuori ci sono 35° e in giardino scorrazzano le lucertolone africane con la testa gialla, ma lì dentro è territorio italiano, non c’è dubbio. Speriamo solo che non piova, altrimenti la nostra parabola non riceve più il segnale e addio partita.
Dopo i primi due incontri andati così così, aspettiamo fiduciosi la prossima partita. Vorremmo solo ci regalasse un po’ più di emozioni di cui andare orgogliosi, di cui riparlare tra di noi per ore, proprio come si fa in Italia, come si fa a casa, a Varese!
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