La Cina avanza: da “copioni” a draghi dei brevetti

È uno degli elementi emersi dall'affollato convegno di Aaci: decuplicato in cinque anni il numero di "invenzioni" brevettate nel Paese di Mezzo. Università, piccoli imprenditori e professionisti a confronto sul gigante dell'Oriente

CinaCresce in modo più che soddisfacente l’attività di Aaci, l’associazione avvocati e commercialisti dell’Insubria nata lo scorso anno e che oggi, venerdì 18 giugno, ha tenuto presso l’ateneo varesino di via Ravasi (facoltà di economia) il suo secondo convegno, di fronte ad un pubblico numeroso. Se il primo appuntamento era stato dedicato ad approfondire lo "scudo fiscale" e le sue implicazioni per professionisti e clienti, il convegno odierno ha guardato a Oriente: e quando si guarda a est, da duemila anni si vede prima di tutto la Cina. Il Paese di Mezzo è un gigante imprescindibile per il mondo dei commerci e della produzione industriale; la sua crescità impetuosa ha rivoluzionato l’economia globale, con esiti a volte stridenti. Una Cina che viene vista, come confermavano gli interventi, sia come pericolo che come opportunità: mentre da un lato schiaccia con la sua concorrenza, sovente sleale, il produttore locale, dall’altro offre le più vaste "praterie" all’investitore.

Tra le varie relazioni tecniche udite in aula, d’interesse quella offerta da un legale di Hong Kong, Nicholas Mak dello studio Deaton, che ha illustrato il vasto iato che separa la legislazione della Cina continentale da quella europea ed americana in materia di tutela dei marchi, vigendo localmente il principio che chi per primo registra un brand è servito. Con tutti gli immaginabili problemi conseguenti.
Ma il dato che più spicca è quello sul decollo impressionante del numero di brevetti, decuplicati in cinque anni. Questo in un Paese che fin qui era identificato più che altro come "bravo a copiare" prodotti che si sta invece dimostrando capace di creare in proprio, una volta acquisite le capacità tecniche. Idee e materiali che sgorgano da un’economia tuttora in pieno sviluppo, ancora pesantemente sottodimensionata rispetto al potenziale se paragonata a quelle occidentali, e dunque con ampi margini di crescita ulteriore e consolidamento di una posizione che ha fatto pensare addirittura ad un "sorpasso" sugli stessi Stati Uniti d’America. Prospettiva che resta probabile nel lungo termine, per una pura questione di numeri in gioco, mentre sale il numero di tecnici specializzati cinesi "sfornati" da università di un livello ormai elevato, e dunque il potenziale per un autonomo decollo imprenditoriale e scientifico, pur nel contesto di un quadro politico che resta rigido e alieno rispetto a quello euro-americano.
Tra le relazioni uditre all’Università dell’Insubria anche quella di Giuseppe Bonomi di Sea, che ha ribadito l’interesse per l’Oriente di Malpensa, in progressiva ripresa dopo il dehubbing da parte di Alitalia. Un interesse testimoniato anche dal nuovo collegamento con Hong Kong targato Cathay Pacific, e della intensa crescita del numero di passeggeri che volano verso destinazioni asiatiche da Malpensa.
Tommaso CherubinoD’interesse anche l’intervento di Franco Colombo per API Varese, in rappresentanza dei piccoli imprenditori, sul tema dell’internazionalizzazione e dell’opportunità offerta dai mercati cinesi, non più solo da "subire" come concorrenza ma anche da aprire alla propria offerta.

Massima la soddisfazione per il presidente di Aaci, avvocato Tommaso Cherubino. «La grossa affluenza odierna, davvero inattesa nelle sue proporzioni, dimostra un’attenzione al tema che va ben al di là delle aspettative. Registriamo un’identità fra i professionisti dei territori insubrici (Varese, Como, Canton Ticino…), di qua e di là dalla frontiera. La sfida era mettere a un unico tavolo l’università, i piccoli imprenditori e i professionisti, è stata coronata da un pieno successo  e si sono viste sinergie importanti all’opera».

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Pubblicato il 18 Giugno 2010
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