Il Natale della Comunità di Base è al Quadrifoglio
Ritrovo venerdì 24 dicembre alle 21 per una lettura dal Vangelo e l'Eucarestia con Marco D'Elia
La Comunità di base di Busto si ritroverà la sera del 24 dicembre, alle ore 21, al Quadrifoglio di Via Lodi, per festeggiare il Natale e l’inizio di una storia “nuova” con la lettura del Vangelo del Natale e con l’Eucarestia presieduta da Marco D’Elia. Si rifletterà insieme sull’attualità del messaggio di Gesù e sulla Sua presenza fra noi, ancora oggi.
2010 anni fa (anche qualcosina di più, secondo quei pignoli degli storici) è cominciata "un’Altra storia". Cominciò con la nascita di un bambino, un fatto semplice, come miliardi di altri nelle vicende umane, Eppure, ogni Natale, ce ne ricordiamo, perchè quel piccino si chiamava Gesù, Gesù di Nazaret anche se, si narra, era nato in una grotta a Betlemme, riscaldato da un bue e da un asinello. Cresciuto nella fede giudaica e diventato maestro (rabbi) itinerante con un seguito di discepoli (Apostoli), morirà con il supplizio infame della croce, condannato ingiustamente come blasfemo, perchè dava fastidio ai potenti del tempo e rischiava di attirare la sgradita attenzione degli occupanti romani, i quali in fatto di violenza non andavano mai per il sottile. Il resto è Storia: un’altra storia. Quella di una fede che perdura da duemila anni, periodo in cui conosce il dubbio filosofico, la divisione in eresie e confessioni, l’uso strumentale da parte del potere; ma soprattutto il sacrificio sublime dei martiri, la fede ingenua degli umili e quella argomentata di intelletti potenti, la mistica dei santi, il fervore delle masse.
"Gesù non appartiene solo ai cristiani, alle Chiese, alle persone religiose", ricorda la Comunità di base: "egli è di tutti, anche di coloro che guardano a lui con attenzione, rispetto e ammirazione per le opere che ha compiuto e per l’annuncio di amore e di liberazione che ha portato ai poveri, agli emarginati, ai deboli, agli oppressi, agli stanchi, agli sfiduciati, ai delusi dalla vita e dalla storia. Sì, noi crediamo che egli è ‘il Vivente’ che non ci ha abbandonato alle nostre sconfitte e alle nostre incertezze. Ci interrogheremo sui tempi duri che stiamo vivendo, sulle nostre paure, sulle nostre debolezze, ma anche sulla possibilità di trovare in lui una Speranza che non si arrende neppure davanti alla croce, alla sconfitta, alla brutalità della violenza e del male…"
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