L’imprenditore che installava le insegne: «Ci devono 20 mila euro»

La sua è una piccola azienda del Varesotto che installa insegne al neon. Per la Agostini Cedis montava quelle per i supermercati Amico Super: «Con la crisi in molti ne approfittano»

L’unica "soddisfazione" per molti dei creditori di Francesco Agostini e figli è che, dalla notte scorsa, sono tutti e tre in carcere per bancarotta fraudolenta ma dei soldi che devono avere parlano malvolentieri. Uno di loro ha un’impresa in provincia di Varese che installa insegne al neon ma vuole rimanere nell’anonimato: «Siamo rimasti esposti per oltre 20 mila euro e di questi soldi, con l’ingiunzione di fallimento, abbiamo avuto solo 6 mila euro – racconta il socio titolare al telefono – per loro abbiamo installato le insegne di almeno 50 discount Amico Super in tutta Italia». 

All’inizio la Agostini Cedis pagava regolarmente ad ogni insegna installata: «A fine lavoro ricevevo l’assegno e tutto sembrava andare per il verso giusto – racconta – poi nell’ultimo anno sono cominciati i problemi. Chi poteva sospettare tutto quello che c’era dietro, ma come al solito in un momento di crisi molti se ne approfittano e cominciano a non pagare». L’imprenditore racconta dei numerosi viaggi a vuoto nella sede di Sesto Calende e delle voci che cominciavano a circolare attorno alla società: «Non pagavano più nessuno – racconta – fino a quando non è iniziata la procedura fallimentare nella quale mi sono inserito. Il mio credito è irrisorio in confronto a quelli avanzati dalle grandi aziende produttrici di formaggi o altri cibi».

L’azienda dell’imprenditore varesotto è piccola e probabilmente non rientrerà tra quelle privilegiate: «I curatori soddisfano prima le aziende che sono esposte di più e, se avanza qualcosa, anche quelle più piccole. Credo che in queste situazioni lo Stato dovrebbe aiutarci: ad esempio io ho pagato l’Iva sulle insegne installate ma non pagate, inoltre per riavere i soldi indietro ho dovuto incaricare i miei avvocati e sono altre spese da sostenere senza alcuna certezza di riavere quanto mi è dovuto». Proprio ieri, giovedì, è stato condannato Calisto Tanzi a 18 anni di carcere per il crac Parmalat e l’imprenditore varesotto si chiede se anche per Agostini si applicherà la legge con questa severità: «Non è giusto che a pagare siano gli onesti che lavorano sodo e pagano le tasse – conclude – vedremo la giustizia che cosa deciderà per loro ma sono sicuro che hanno nascosto tanti soldi e che quando usciranno non avranno problemi economici».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Dicembre 2010
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