Anpi, un’assemblea per l’Unità d’Italia

Sarà nel segno dell’Unità d’Italia l’assemblea Anpi che si svolgerà domenica 6 febbraio 2011 al circolo di Belforte, «O meglio, nella sala del partigiano Renè Vanetti» precisa il presidente provinciale Angelo Chiesa. 

Chiesa aprirà l’assemblea presentando l’iniziativa Anpi per il 150esimo: la riedizione di un libro sul risorgimento molto speciale. «Si intitola “Varese, Garibaldi e Urban” è stato scritto da un sacerdote varesino, Giuseppe della Valle, e la sua prima edizione è del 1863 – spiega Chiesa –  Un libro interessante, che ha saputo raccontare i legami tra i Cacciatori delle Alpi e i Partigiani. Ma che soprattutto, con i proventi delle vendite della prima edizione, ha permesso la costruzione del monumento al garibaldino, quello che c’è ancora adesso in piazza del Podestà».

L’Anpi affronta l’assemblea annuale forte di una grande vivacità nel suo rinnovamento: gli iscritti sono 2370, molti dei quali molto giovani. «E’ curioso l’entusiasmo che c’è attorno ad Anpi – spiega Michele Mascella, componente della presidenza – Riceviamo richieste di adesione da giovani che ci fanno inorgoglire. Una cosa che succede qui più ancora che in altri luoghi democratici. Un fenomeno che francamente un po’ ci inorgoglisce, ma un po’ anche ci preoccupa. Come difensori della Costituzione non dimentichiamo l’articolo 49 che delega ai partiti la risoluzione dei problemi sociali attraverso il parlamento. E in parlamento non ci sono le associazioni, ma i partiti. Così siamo orgogliosi di rappresentare molto per questi giovani, ma vorremmo che lo stesso entusiasmo che viene tributato all’Anpi potesse un giorno incanalarsi nel sistema dei partiti».

Probabilmente il segreto del successo sta in una continua attività di memoria e di difesa dei valori fondamentali: «Noi siamo una delle poche organizzazioni sociali che guarda al sodo sulla difesa della costituzione e delle istituzioni e pensa all’avvenire del paese – Ha confermato Giovanni Faravelli, amministratore di Anpi Varese e testimone oculare di quei tempi, poichè ultranovantenne – E sono in pochi a farlo, anche in politica».