Foibe: “fu violenza nazionalista di Stato”. Contro le memorie divise
Martedì 8 febbraio un incontro in sala Macchi per conoscere i fatti e i retroscena drammatici che dopo la guerra scatenata dal fascismo portarono ai massacri titini e alla fuga degli italiani da Istria e Dalmazia
Martedì 8 Febbraio 2011 alle ore 21, in occasione delle manifestazioni del “Giorno del Ricordo”, la sala Claudio Macchi presso COOPUF (via De Cristoforis 5) a Varese ospiterà un incontro organizzato da ANPI Varese dedicata alla storia controversa e dolorosa dell’espulsione degli italiani dalle terre cedute alla Jugoslavia alla fine della seconda guerra mondiale.
Relatore sarà il prof. Antonio M. Orecchia, docente di Storia contemporanea all’Università dell’Insubria; modera l’incontro Enzo R. Laforgia (Istituto Varesino "Luigi Ambrosoli").
"Le popolazioni (italiane, slovene, croate) che abitavano le terre al confine orientale", si legge nell’invito alla serata, "pagarono un pesante costo di particolare repressione e violenza sotto il fascismo, con l’occupazione militare italiana della Slovenia e della Croazia e quella tedesca dell’Adriatisches Kuestenland e poi nella tragedia che portò alle foibe del 1943 e del 1945 e all’esodo lacerante dall’Istria della popolazione italiana colà residente da secoli. Questa terra, divisa dalla violenza fascista e dalla violenza dell’occupazione militare italiana, ritrovò l’unità nella resistenza contro i tedeschi, ma la perse di nuovo quando si scatenò una tragedia che non è riconducibile a nessuna misura di ritorsione umanamente spiegabile con le tante violenze patite in precedenza, in quanto in essa vi fu espressione non di ritorsione per antiche offese ma violenza nazionalista di Stato.
Le memorie divise non sono un male marginale che possa essere ignorato. Sono un male che affonda le radici nella storia, nella repressione violenta della libertà e nelle responsabilità del fascismo per gli orrori della guerra scatenata, per la sua collaborazione con l’esercito tedesco che mise a ferro e fuoco il Paese nel corso dell’occupazione militare dal ’43 al ’45. Le memorie divise sono un male che non può essere esorcizzato come molti pacificatori d’accatto vorrebbero fare, con assurde equazioni di eguaglianza. Per questo vogliamo contribuire ad una rivisitazione non ideologica della storia, nella consapevolezza che in tutte le memorie vi sono enfasi e silenzi che rendono ciascuna memoria più rigida, più tagliente, più antagonista".
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