Il pagellone della serata tricolore
Bocciature, promozioni e un po' di ironia: un modo diverso per ripercorrere la serata dedicata ai 150 anni dell'Unità d'Italia
Serata tricolore al Festival di Sanremo con le canzoni che hanno fatto una parte della storia d’Italia, celebrata per i suoi 150 anni. Ci permettiamo una scorribanda tra alcune delle canzoni portate sul palco dagli artisti in gara (tutti, francamente, era un po’ troppo…), tra promozioni, bocciature e un po’ di ironia, che resta l’unica qualità necessaria per "resistere" al Festival.
Davide Van De Sfroos 7 – Tiene fede al proprio soprannome: annunciato per ultimo nella scaletta originaria, esce invece subito sul palco, canta (bene) senza fronzoli, saluta e se ne va quasi "di frodo". Grazie anche al violino di Anga Persico – regala un arrangiamento folkeggiante di "Viva l’Italia" che non dispiace per nulla.
Anna Tatangelo 5 – Mezzo punto in più perché l’intonazione di "Mamma" regge l’urto. Però il resto è un disastro: vestita con una specie di accappatoio e truccata con un "Uni Posca" rosso, pure difettoso. Resta una splendida quarantenne: peccato che abbia 24 anni.
Tricarico 4,5 – Si teme che l’annunciata presenza di Toto Cotugno per interpretare "L’italiano" possa essere una zavorra per l’emergente cantante milanese. Invece è il contrario: "l’eterno secondo", fra i due, è il più tonico e intonato. E Tricarico ha una giacca da chiedere in prestito quando bisogna fare una figuraccia.
Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario 7 – Finalmente una coppia elegante, non sopra le righe, che interpreta bene una canzone quasi dimenticata, ma bellissima nella sua semplicità. Bravi.
Giusy Ferreri 4 – Tutta la differenza tra il "vestirsi di strasse" e il "vestirsi di strasc". Fa arrabbiare sentire un’interprete che ha un’ottima voce ma la distorce come il Piero Pelù dei Litfiba al crepuscolo ("Infinito" e dintorni). Occasione sprecata.
Al Bano 6 – Si presenta con una giacca che è un bel pretesto per gli stranieri che vogliono prendere in giro l’Italia (avete presente "Zuppa romana"?). Però fa quasi tenerezza quando lancia una cantante lirica greca che sembra uscita da un quadro di Botero… o dal centro medico di Piancavallo. Piace alle nonne, categoria sempre importante per Sanremo.
Roberto Vecchioni 7 – Convince quando canta, con garbo e trasporto, regala la sua versione di "O surdato ‘namurato". Anche lui senza inutili svolazzi, forse è il migliore della serata.
Emma e i Modà 7 – La favoritissima canzone in gara rattrista un po’, perché dai pochi giovani presenti si spererebbe di non sentire le solite melodie tri(s)te. Con "Here’s to You" però regalano quattro minuti di ottima musica e, cosa che non guasta, di eleganza.
Max Pezzali 5,5 – Ha sempre l’aria di Fantozzi al tavolo del megadirettore, quella del "ci provo ma non sono a mio agio". Arisa lo supporta bene (deve ringraziarla) per portare a termine una canzone d’altri tempi, resa più leggera da un arrangiamento vivace.
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