Venti opere per scoprire il novecento varesino in pittura
Si apre sabato 26 febbraio, in Sala Veratti, una mostra dedicata agli artisti varesini tra il 1927 e il 1940
Si apre sabato 26 febbraio la prima mostra organizzata nel corso del 2011 in Sala Veratti che nasce dalla collaborazione tra l’amministrazione pubblica e l’associazione culturale Varesevive e segue il filone che mette al centro dell’attenzione le vicende storiche e artistiche che hanno interessato Varese e il suo circondario. In questo caso si tratta di una rassegna dedicata a un momento particolare della storia della nostra città, coinvolta, durante la prima metà del Novecento, in una rapida crescita dovuta in gran parte al radicamento sul territorio di un fitto tessuto di grandi e piccole imprese.
In quel periodo, oltre alle industrie, fiorirono a Varese un gran numero di artisti – qui documentiamo pittori e scultori – di primissimo livello, tra questi non basta ricordare i soliti Giuseppe Montanari, Domenico De Bernardi, Federico Gariboldi o Angelo Frattini, ma bisogna aggiungere alcuni importanti comprimari, come lo scultore Daniele Scola o i pittori Alessandro Pandolfi e Mario
Broggi. Il lavoro di ricerca su questi artisti si deve in primo luogo al curatore di questa mostra, cioè Luigi Piatti, lo studioso che ha riscoperto il ruolo cruciale che ebbero questi personaggi nel contesto
culturale varesino. La rassegna che si tiene in Sala Veratti, oltre che con la guida alla mostra, può
essere visitata anche sfogliando l’ultimo volume di Piatti, dove alcune delle opere esposte vengono
pubblicate per la prima volta.
La mostra raccoglie oltre venti opere eseguite tra il 1927 e il 1940 da Aldo Alberti, Oreste Albertini,
Mario Aubel, Aldo Bardelli, Mario Broggi, Domenico De Bernardi, Angelo Frattini, Ivanhoe
Gambini, Federico Gariboldi, Alfio Paolo Graziani, Aldo Mazza, Giuseppe Montanari, Alessandro
Pandolfi, Eugenio Pellini, Antonio Piatti, Innocente Salvini, Ada Schalk, Daniele Scola, Arturo
Tosi, Enrica Turri, Luigi Zago. I dipinti e le sculture provengono da collezioni private, come il poetico Pane nostro di Alessandro Pandolfi, i due De Bernardi, il Montanari, L’ala di Balbo. Sopra i grattacieli di Ivanhoe Gambini, o il celeberrimo Niente Paura! Sono ceramiche di Laveno di Aldo Mazza; altri appartengono alla collezione di Musei Civici di Varese, ricordiamo il Ritratto di Giuseppe Bolchini di Eugenio Pellini.
La mostra rimarrà aperta dal 26 febbraio al 10 aprile
da martedì a domenica: 9.00/12.00 – 14.30/18.30.
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